Terza tappa del nostro cicloviaggio in Sicilia: lasciamo la mondana Taormina per dirigerci verso sud, verso Augusta. Il percorso lo conosciamo, ma, memori dell’incontro con i cani randagi e scioccati dalla quantità di sporcizia e immondizia che si trova lungo le provinciali, decidiamo di stare sulla statale, sperando non ci sia troppo traffico.
Ho avuto modo di discutere con alcuni siciliani riguardo al tema dei rifiuti: sembra quasi che dia loro fastidio parlarne, sembra che non sia un loro problema. Con la tipica indolenza meridionale tirano in campo un altro problema più grande responsabile della loro pigrizia, in maniera da non risultarne responsabili. La cosa più divertente che ho sentito è che è colpa della raccolta differenziata! Infatti chi ha una casa abusiva non gode del porta a porta e non può andare al CRM (ne avessi visto uno) pertanto è costretto a lasciare i rifiuti per strada.
Costretti, appunto, mica è colpa loro.
Cerchiamo di farci passare i km veloci: il traffico per fortuna non è asfissiante usciti da Catania e arriviamo con una breve digressione al paesino di pescatori di Brucoli, a nord di Augusta. Quello che nelle guide è un pittoresco borgo è in realtà una fila di case su un golfo dove è vietata a balneazione. Per arrivarci attraversiamo un piccolo altipiano carsico che è uno spettacolo.
Augusta si annuncia bene con il ponte e la porta del Castello Svevo: poi le aspettative naufragano nell’ammasso di palazzi orrendi costruiti a ridosso, alcuni dei quali più alti della torre del maniero. Il centro invece è un reticolo di viuzze animato da una miriade di negozi , bar e ristoranti, e la movida comincia a farsi sentire già all’ora del nostro arrivo. Peccato che i siciliani facciano lo struscio in macchina, e, seppure al rallentatore, il centro si intasa subito di veicoli anche qui.