L’idea originale di Giorgia e me era di visitare Napoli e tutta la costa amalfitana in bicicletta, ma visto il ponte del giorno di Ognissanti abbiamo preferito portare i ragazzzi, visto che ormai sono abbastanza grandi per apprezzare le bellezze e le contraddizioni di una delle più belle città d’Itlia.
Infatti è pur vero che quando si parla di Italia, soprattutto con gli stranieri, si parla di Roma, Venezia e Firenze, però Napoli può rivaleggiare per bellezze artistiche, architettoniche, per la cucina (soprattutto la pizza e la pasticceria!) e soprattutto per quell’aria picaresca capace di lasciarsi alle spalle qualsiasi impiccio, che in una città così caotica accade soventemente.
Dopo un confortevole viaggio in alta velocità (questa volta abbiamo viaggiato con Italo treno, trovando una fantastica offerta famiglia in prima classe, con tanto di servizio bar) siamo piombati in piazza Garibaldi fulcro della mobilità cittadina.
Apriamo il primo capitolo su Napoli: la mobilità.
Quello che si dice di Napoli è tutto vero: in motorino senza casco, vecchie auto con a bordo papà e mamma senza cinture, con i bambini in braccio, incroci affollati che ci sia il verde o il rosso, autobus che arrivano oppure no, addirittura un cameriere impazzito con in mano un vassoio di paste in motorino, naturalmente senza casco.
Eppure in tutto questo bailamme regna sovrana la flemma napoletana, per cui gli incroci non sono mai pericolosi, ma governati dal vociare del clacson (sì, per certi versi assume un vociare, con intonazioni ed emozioni quasi umane), dove le auto ti scorrono sui piedi senza fretta. C’è più pericolo in un incrocio regolato di Milano o di Bergamo, dove la auto partono fullgas appena hanno il verde. E sull’autobus ci hanno controllato i biglietti due volte, e una terza volta a un napoletano (un viados smemorato alto due metri) hanno pure appioppato una multa. Ci sono pannelli informativi a tante fermate, le indicazioni sono chiare con dei QRcode alle fermate, e gli orari sono frequenti.
Poi ci sono inspiegabili tempeste che rendono il tutto imprevedibile; per la partita del Napoli di sabato abbiamo provato a prendere tre volte la metro e due il bus, riuscendoci solo all’ultimo tentativo; siamo saliti su un bus strapieno con tifosi educati e gentili (e ci credo, il Napoli aveva vinto 4-0 contro il Sassuolo!), alcun idei quali stranieri figli di emigrati. Anche lunedì sera c’è stato un blackout improvviso, dovuto probabilmente al malcostume italico di prendersi malattia in occasione dei ponti festivi: all’improvviso tutti gli autobus previsti sono scomparsi, costringendoci a tornare a casa a piedi.