Il nostro viaggio in Sicilia in bici comincia verso nord, da Catania verso la famosissima e mondana Taormina. Ritirate le biciclette alla Ciclostazione di Catania, spedite lì dal nostro tour operator Ciclabili Siciliane, ci cambiamo al volo nel retro del negozio e partiamo.
Abbiamo noleggiato delle Trek Dual Sport da trekking, con pneumatici 700 x 38 c, freni idraulici a disco e forcella a elastomeri bloccabile: volevo delle gravel ma non era disponibile la misura per Giorgia, ma va bene così, alla fine il gravel è più un concetto che una bici. Sono complete di tutto: luci ricaricabili, pacchetto di assistenza, due catenacci dal peso di un paio di kg l’uno. Ci hanno fornito anche il casco. Ho scelto il noleggio perché a conti fatti il trasporto aereo è aumentato di prezzo notevolmente nel corso di questi anni e per una settimana il noleggio pareggia il costo; in più sono assicurate e non ho lo sbattimento dello smontaggio e rimontaggio.
Dopo nemmeno 600 metri nel caos del sabato mattina di Catania siamo già fermi: per pedalare ci vuole una carica in più e cominciamo subito a caffè e cornetto alla crema di pistacchio. Non dite brioches altrimenti i catanesi alzano gli occhi al cielo.
Prima sorpesa un po’ negativa al bar: i camerieri sono un po’ freddini ,e non credo sia dovuto alla disposizioni COVID che impongono distanziamento e mascherina all’aperto. Le aspettative mie sono alte, ho in mente il mio primo viaggio in moto in solitaria dal Trentino alla Sicilia, e certe cose mi lasciano un po’ perplesso: per esempio il fatto che il bicchiere d’acqua sia sempre servito in bicchiere usa e getta di plastica. Cosa che poi fa il paio con i rifiuti che cominciamo a incontrare lungo il nostro tragitto: nel 2020 ancora a preoccuparsi di questo ci fa un po’ pensare a quanto c’è da fare ancora per la cultura del territorio.
Il Centro di Catania è praticamente lo stesso di 30 anni fa: poche vie belle e il resto molto trascurato, al limite della decenza.
Non esiste poi un vero e proprio lungomare da godere, per fortuna verso AciCastello troviamo uno straccio di ciclabile. Cominciamo a rapportarci con il traffico del Sud: caos completo, assenza di segnaletica orizzontale in grado di regolamentare i flussi, segnaletica verticale vecchia di decenni. Le strade sono abbastanza malmesse, ci sarebbe spazio anche per una ciclabile ma è occupato da auto in perenne sosta: ognuno deve avere un motivo per piazzare l’auto senza troppe remore in mezzo, e gli altri hanno un motivo per suonare il clacson.
Per fortuna vanno tutti piano e sono rispettosi dei ciclisti. Ci sono persino degli avventurosi podisti che corrono sulla statale.
Nell’attraversare la riserva naturale della foce dell’Alcantara mi aspettavo qualcosa di più: oltre ai sempre presenti camper di tedeschi che colonizzano ogni spiaggetta come fossimo in Croazia si fa nauseante la presenza di rifiuti in ogni dove; inoltre cominciamo a veder grossi cani randagi che, seppur indolenti, incutono un po’ di timore e ci condizioneranno gli itinerari dei giorni successivi. Rientrati sula provinciale attraversiamo immensi campi di agrumeti: il territorio, seppur abbastanza curato per via delle coltivazioni, è lasciato nell’incuria più totale: case abbandonate, rifiuti, strade rovinate. In mezzo a tutto questo incredibili campeggi e zone balneari, dove però anche la più frequentata spiaggia è piena di bottiglie rotte e fare il bagno diventa un’avventura.
Saliamo a Taormina lungo la provinciale dalla pendenza ideale, che lascia intravedere tra palazzi nobili e alcuni un po’ diroccati dei bellissimi scorci della baia, anche se le nuvole non fanno splendere i colori.
La nostra abitazione affittata con AirBnb è in pieno centro, dietro Porta Messina: l’ideale per visitare a piedi senza fatica la città. L’appartamento è enorme e tutto a nostra disposizione, con TV e WiFi, giusto per godermi le tappe del Giro in questa anomala stagione 2020.
Taormina è bella e decadente, piena di fascino e di paccottiglie per turisti anglofoni in perenne clima da bella vita: per loro Roma o Taormina probabilmente sono la stessa cosa: Vespe o 500 che fanno da Taxi, souvenir, coppole “Made in Sicilia”, “O’ sole mio” cantato agli angoli. Ad addolcire il tutto cannoli come se piovesse e granite pastosissime alla mandorla o pistacchio.
Anche qui a Taormina è arrivata al dittatura dello Spritz: caraffoni arancio viaggiano veloci sulle esperte mani dei camerieri, e turisti di ogni dove bevono la stessa sbobba ovunque, insensibili alle miriadi di sfumature dei tantissimi vini locali italiani. Noi ci facciamo sedurre da un Insolia, un vitigno autoctono che i Romani esportarono in Toscana, fino a farlo diventare l’Ansonica.
Così come si può mangiare di gusto con tre euro, tra Arancini, Piddoni, Calzoni e altre delizie, ci si può far fregare altrettanto di gusto nei locali acchiappa turisti: così capita pure di pagare 2,5 euro un caffè! La sera gustiamo due delle specialità tipiche: la pasta alla Norma (con melanzane e ricotta salata) e la pasta con la mollica; il locale è quanto di più tipico ci sia, ma la qualità della pasta è da turisti in vacanza, quali noi siamo. Basta – sentenzia Giorgia – da domani cucino io!