Il Monte Stivo è conosciuto ai più per il suo versante sud ovest molto soleggiato con vista sul lago di Garda; per di più in cima c’è un rifugio, dedicato a Prospero Marchetti, che sembra fatto apposta per una serata da cartolina a rimirare il sole che tramonta e i suoi mille giochi di luce.
Però rimane una montagna da oltre 2000 metri, con ualtri versanti impervi e selvaggi: nel 2006 eravamo scesi dai giaroni verso est e oggi, con l’innevamento di questo inverno, avrebbe potuto essere l’occasione per rifarli prima della nuova chiusura per il lockdown. A gennaio infatti, quando si sarebbe potuto partire sci ai piedi sia da passo Bordala sia da Drena, non potevo andarci perché eravamo confinati nel nostro comune. Infatti mi ero rassegnato a una scialpinistica fatta in Ceriola, con partenza da casa.
Oggi, dopo settimane di contagi in calo, con la prevista apertura degli impianti da sci sbandierata dalla provincia, è arrivata la doccia fredda del nuovo blocco. La provincia di Trento, dopo settimane in cui si vantava di avere l’indice RT più basso d’Italia ripiomba in zona arancione e quindi, da lunedì, eh già perché bisogna salvare il San Valentino (!), tutti a casa, bar e ristoranti chiusi e spostamenti solo all’interno del proprio comune.
In realtà la nevicata non smette, e vaghiamo nella nebbia fitta fino in cima seguendo a tratti una vecchia traccia; per fortuna tre mesi fa sono venuto su con i boci e più o meno conoscevo la strada; la montagna, qualsiasi montagna non va mai sottovalutata. Arrivati in cima nonostante il freddo non c’è vento, e le nuvole non se ne vogliono andare. Decidiamo di aspettare in rifugio.
Ambiente rilassato; il giovane gestore fa di tutto per far sentire a proprio agio gli ospiti con il suo brio e un certo savoir faire: risponde la telefono a montanari improvvisati che chiedono cose improbabili sull’itinerario per raggiungere il rifugio. Lui si offre anche di raggiungerli per guidarli al calduccio.
Nell’epoca digitale, quando un semplice smartphone ti può indicare la via, la gente spende euro a nastro per avere la giacca che faccia pandant con lo sci e lo zaino, ma non sa orientarsi in montagna aperta. Un po’ come quelli che vedi alla guida di auto da 50.000 euro con il telefono in mano.
D’improvviso un po’ di vento ha portato l’azzurro sperato. Ci siamo fiondati in cima e meravigliosamente la luce ci ha indicato la via: non bisognava perdere nemmeno un minuto!