GrossVenediger – RainerHorn – Scialpinismo 2008

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sarà la volta buona? Tre anni fa ci avevamo provato, poi respinti dal maltempo; ora, discesi dal GrossGlockner, cerchiamo disperatamente posto al Johannis Hutte; è tutto pieno, cosa assai  normale con questo ponte del primo maggio ed il meteo previsto; scemi noi a non pensarci prima….

Mi viene in mente di provare al Rostocker Hutte, salire al Grosser Geiger e poi scendere al Johannis Hutte il giorno dopo; niente da fare, la signora mi fa capire che non c’è posto nemmeno per terra. Facciamo un salto allora al TourismusVerein di Matrei in OstTirol per vedere se c’è posto da qualche parte, ma la stagione è in chiusura e troviamo posto “solo” ad Hinterbichl, proprio sotto la partenza della salita al Gross Venediger; il Gasthof Islitzer si rivela essere molto confortevole ed i gestori (la stessa famiglia dal 1606!!) sono prodigi di informazioni ed addirittura ci prestano un ARVA nuovo di zecca per Elena; sì perché a Laura e Cristina si aggiunge Elena, un’altra ragazza di Torino che lavora in Austria vicino a Kufstein; adesso Giacobetta & Bettamelli sono anche in minoranza…..

La mattina presto saliamo al Johannis Hutte; i primi 400 metri sono senza neve, e quando vediamo passarci davanti il Venediger Taxi non abbiamo dubbi; 5 € a testa li valgono tutti, pensando poi che vogliamo salire verso la Kristall Wand il idslivello sarà comunque soddisfaciente. Al rifugio Cristina si ferma, l’influenza non la fa respirare; ci infiliamo lungo il canale con un forte vento contrario fino alla FrosnitzTorl, a 3114 metri, dove scopriamo che la cima non è questa; saliamo allora lo sperone alla nostra sinistra (a destra la Weiss See Spitze risulta troppo impegnativa per oggi) che si rivela essere una cima quotatta a 3214 metri come Stein am Ferner. Con una schiarita si intravede sia la Kristall Wand (che si rivela essere una spianata di neve, probabilmente la parte di ghiaccio è dall’altra parte) sai il RainerHorn e poco più in la il GrossVenediger.

Fa molto freddo e la neve non molla ancora; sul ghiacciaio è tutto un brulicare di scialpinisti in ogni dove; scegliamo la nostra traccia di rientro lungo il canale fino al rifugio.

La mattina dopo sono previste temperature più miti (speriamo!); il bollettino del rifugio riporta possibili rovesci pomeridiani ed addirittura la temperatura (3°C) e l’altezza della neve (156 cm!) sulle cime più importanti tra cui la Paganella! 

La sveglia è per le 5, ma appena mi alzo sento che qualcosa non va; la testa pesante, la gola secca, che abbia preso veramente troppo freddo? E’ tutto l’inverno che giro e finora mi era andata sempre bene….. sono indeciso se alzarmi, poi mi sforzo e vado a fare colazione. Silenziosamente mangio il possibile, so già che con il vento ed il freddo mi viene poca fame e non vorrei trovarmi a corto di energie; partiamo Cristina ed io lentamente; mi raggiungono Nicola e Laura ed io mi attacco al suo ritmo per arrivare alla Defregger Haus; qui il vento si fa ancora più forte, anche se il sole comunque scalda come e Maggio….del resto siamo a Maggio che diamine!!!

Poco sopra il rifugio si scavalla e si entra nel ghiacciaio; lo spettacolo è veramente impressionante; le distanze sono enormi ed il GrossVenediger sembra ancora lontanissimo, parzialmente avvolto nelle nebbie; mi trascino fino al Rainertörl, la sella tra la nostra meta e il RainerHorn; non appena entriamo in nebbia la temperatura e l’umidità aumenta spaventosamente e mi tolgo giacca e pile; si arriva in cima nelle nebbie; l’ultimo tratto si fa a piedi, lungo una cresta larga dove l’unico pericolo e scontrarsi con le numerose cordate presenti. Facciamo un paio di foto e poi decidiamo di scendere, ho troppo freddo per aspettare le ragazze; le incontriamo lungo il ghiacciaio che salgono tranquillamente con il loro passo; veramente toste! Decidiamo di salire anche il Rainer Horn per aspettarle, la salita è poco dislivello ed è tutta la sole; in cima troppo vento per fermarci, scendiamo al RainerKees velocemente; qui le aspettiamo per un bel pò; dopo circa tre quarti d’ora, ingannati con un picnic sul ghiacciaio, decidiamo di scendere con un altoatesino della Val Aurina conosciuto lungo la salita. Invece che lungo la via di salita scendiamo direttamente il ghiacciaio, che ha dimensioni veramente enormi e che porta direttamente allo Johannis Hutte, la cui sagoma si intravede in fondo; l’ambiente è veramente immenso e regala un senso di pace incredibile.

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Aspettiamo le ragazze al rifugio sorsegginado una birra; dai lati i canali verso il Grosser Geiger scaricano continuamente slavine  di neve bagnata, alcune delle quali di dimensioni generose che interrompono il silenzioso chiacchericcio dei numerosi alpinisti presenti. 

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