Indecisi come al solito sul da farsi (bianco? Bernina? Saas Fee?), i prodi GiacoBetta & Bettamelli arruolano Laura e Cristina per una trasferta negli alit Tauri, sulla più alta vetta dell’Austria; il Grossglockner. In realtà dovrei dire che siamo stati noi praticamente arruolati, ma facciamo finta che nello sci, come nella vita, siano gli uomini a tirare le fila e non le donne….
Dopo aver consultato spasmodicamente il meteo ci troviamo alla Zuffo che piove copiosamente; il morale è comunque alle stelle e partiamo epr la valle dell’Adige e per una verdissima Pusteria sotto violenti acquazzoni; sosta prima del confine pernuo spuntino, ed eccoci alla Luckner Haus che ha appena smesso di nevicare; sul terreno ci sono 10 cm di fresca, ma il “Grande Campanaro” non si fa ancora vedere, immerso nelle nebbie. Partiamo lentamente; Cristina soffre di un violento mal di gola che non le lascia respiro, e noi cavallerescamente la alleggeriamo un pò di corda ramponi e picozza, nonostante le sue proteste; non sappiamo ancora della tempra di queste due ragazze appena conosciute. Dopo una prima rampa sotto il tiro di alcuni canali da slavina si arriva al Luckner Hutte, chiuso in inverno; la valle si inoltra piana fin sotto il ghiacciaio. Lungo la salita cominciamo ad incontrare un intero esercito di alpinisti dell’Est (Cechi, Slovacchi, Sloveni..) che salgono allo Studl Hutte a piedi con zaini enormi, senza ciaspole e senza bastoncini (!!!); li troveremo poi accampati stoicamente fuori dal rifugio e lungo il ghiacciaio; questo sì che è alpinismo mi vien da dire, certo che almeno un paio di ciaspole, con questa neve…….
Arriviamo allo Studl Hutte mentre si rasserena; facciamo in tempo a farci un’altra salitina ed una sciatina in polvere con vista rifugio. Il rifugio è veramente fantastico, sembra di stare in Hotel; per un pò mi vien da pensare al vero alpinismo, vedendo quei ragazzi fuoir nella neve che montano le tende e si preparano alla notte, tutti dubbi che vengono spazzati via non appena vedo il buffet per cena; verdura a profusione (una manna per Laura, vegetariana), tre primi a scelta e tre secondi, compreso del filetto di Pangasio!!!
A cena facciamo amicizia con 4 ragazzi di Pordenone; sono saliti due ore prima di noi sotto una copiosa e umida nevicata; ci è andata proprio bene! Ci facciamo una partita a dadi e poi a nanna.
Sveglia alle 5 e partenza alle 6; ha fatto parecchio vento durante la notte, speriamo che i pendii siano a posto, fa parecchio freddo, e fino al rifugio Erzherzog Johann Hutte siamo vestitissimi; abbiamo scelto la via di salita classica lungo una parte di sentiero attrezzato, mentre un gruppo di “temerari” sale direttamente al ghiacciaio sommitale lungo lo stretto canale; speriamo bene per loro; ripartiamo ed in poco siamo al canale che conduce alla vetta; abbiamo raggiunto una folta comitiva e ci domandiamo come sarà la cresta con queste persone; il primo tratto è un canale ripido ma non pericoloso; si sale poi sulla cresta vera e propria. Con tutta questa neve i pericoli sono minori, c’è un largo camminamento e ci sono i pali ogni 10 metri dove far girare la corda; prima della cima c’è una evidente sella di neve su cui camminare in bilico tra due strapiombi, a destra e sinistra, veramente eccitante. Dopo questo passaggio si è in cima, e nonostante sia larga facciamo fatica a starci, ci sono veramente un sacco di persone di tutte le nazionalità ed il BergHeil è il saluto internazionale.
Aspettiamo le ragazze che arrivano tranquillamente in cima; Cristina è un pò provata, ma del resto, con questa influenza… Adesso viene la parte più difficile; la discesa; ci sono ancora parecchie persone che salgono e mi domando se ci staranno mai in cima; stiamo fermi parecchio ed il freddo si fa sentire; purtroppo bisogna aspettare nei passaggi più delicati, ma vedo con piacere che non c’è frenesia, e nonostante gli incroci di corde, i prestiti di rinvii e l’uso in genere di attrezzatura altrui siamo fuori dalla cresta in poco tempo. Mettiamo gli sci e ci buttiamo giù nel ghiacciaio seguendo la via già tracciata dagli austriaci; la neve è un pò marcia, ma complessivamente sciabile; si scende direttamente il ghiacciaio fino al Luckner hutte e poi giù fino alla Luckner Haus; al parcheggio finalmente si fa veder e anche lui, il “Grande Campanaro”, ammantato di neve ed illuminato dal sole del pomeriggio.