Punta Finale e Similaun – Odissea sul ghiacciaio della Val Senales

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Eeeehh… guardare le previsioni dicono i saggi…..

Eeeh……. piuttosto che seguire la chimera della neve polverosa per fare due curve in più pensare al domani e provare a tirarsi a casa……..

 Col senno di poi si fa presto a trarre conclusioni, però le avvisaglie c’erano state tutte: meteo avverso, perturbazioni in arrivo, (interpretate in vario modo; chi diceva nuvole passeggere, chi meteo incazzato con pericolo grado 3), recenti nevicate.

Invece siamo voluti andare a tutti i costi, come fatto tante volte quest’inverno, anche con il brutto tempo; solo che un conto è salire su una montagna e scenderla, con l’aiuto della traccia fatta il giorno stesso e del GPS portatile che mi fa il trackback; un conto è attraversare un ghiacciaio nella nebbia fitta, tornare su tracce del giorno prima cancellate dalla tormenta, nell’accecante whiteout che disorienta, fa venire la nausea ed impedisce di c0nnettere.

Comunque andiamo per ordine; partiamo sabato mattina con la funivia da Maso Corto che ci porta al Grawand (13,5 €), a 3200 metri; il meteo appare già un pò perturbato, con un forte vento teso; scendiamo la prima pista e ripelliamo in una conca freddissima, roba da pieno inverno; scaldo a più non posso le solette, non vorrei perdere subito le pelli; intorno a noi un lenzuolo bianco immacolato di polvere finissima che sembra dicembre. Lungo traverso verso sud, destinazione Punta Finale e Similaun; al primo bivio che porterebbe in Finale nessuno mi segue (vorrei fare la cresta invece che sciropparmi tutto il ghiacciaio) e mi accodo diligentemente; come prevedevamo qualche pelle si stacca appena comincia il ripido; ne presto una a Bobo, ma devo cambiare anche una delle mie dopo poco; bene, neanche un’ora e già senza pelli. Poco sotto Punta finale decidiamo di seguire delle tracce che salgono uno stretto canalino; il taglio si rivela efficacie e subito dopo siamo in breve al Giogo di Tisa (NiederJoch), luogo del ritrovamento della famosa {it:Mummia del Similaun}.

Dietro di noi si erge la Punta Finale; il tempo sembra bello e decido di farmi la cresta; ci metterò un pò a raggiungere il gruppo ma il sole invita; salgo agile incontro ad altri scialpinisti con gli sci sulle spalle: loro sì che si sono fatti la cresta direttamente da Grawand; forse esagero con la scioltezza e scivolo su una lastra coperta da neve fresca e rompo un bastoncino; calzo allora i ramponi per l’ultimo tratto di cresta. Sceso dalla cima e dal Giogo di Tisa il tempo si guasta, e nella nebbia cerco di raggiungere i compagni; il ghiacciaio è tracciato ampiamente; addirittura una motoslitta collega il rifugio Martin Busch in territorio austriaco al rifugio Similaun; la marcia si fa lenta, con un solo bastoncino valido mi rendo conto di quanto sia pesante lo zaino con corda, imbrago ed altra ferraglia, poco utile in questa progressione solitaria. Incrocio due ragazi con guida armati di tutto punto; mi accorgo che sono a piedi (nemmeno con le ciaspole!!!) e che mi hanno letteralmente distrutto la traccia per un bel pezzo; ora l’avanzamento è come in neve fresca!

Allo skidepot raggiungo Marta e Giorgia, ferme alle prese coi ramponi; Marta ha un pò di nausea, Giorgia sta bene ma sembra un pò stanca; questo continuo peregrniare su ghiacciaio non da il senso del dislivello ma stanca comunque. Le aiuto coi ramponi ed in breve siamo in vetta; ogni tanto a destra o a sinistra si apre la visuale e si intravedono seracchi enormi, dal piacevole colore azzurrino che emergono dalle nebbie.

Finale Similaun KMZ file

Parliamo un pò del da farsi: Lancia e Daniele tornano a casa, io vorrei fare altrettanto, anche se il tragitto è lungo; in quel mentre si apre la visuale che illumina il vallone di discesa verso il rifugio Martin Busch; che sia il buon dio che illumina la via a noi (poco) credenti? Lasciata ogni prudenza ci lanciamo “lucignolamente” verso la polvere che chiama; 300 metri di serpentine da urlo con il sole del tardo pomeriggio che ci riscalda, dopo che tutto il giorno non s’era fatto vedere; quindi veloce scivolata fino al rifugio.

svgallery=similaun2008

In tre ingegneri riusciamo anche ad aggiustare il pezzo del bastoncino; contando che è un terzo dell’attrezzo la media è rassicurante: c’è lavoro in futuro per noi!

Serata veramente piacevole al rifugio; ogni tanto guardiamo fuori  e le stelle compaiono piano piano; tutto sembra calmo e pacifico, tranne i turisti dell’Est Europa (anche qui? E vestiti di marca da capo a piedi: incredibile!) che non sembrano aver premura di far poco rumore.

La mattina ci svegliamo che è già tutto coperto e soffia un forte vento; attendiamo un pò con il solo risultato di vedere iniziare a nevicare; ad una schiarita Bobo, KarlHeinz e Nicola partono pe le Cime Nere; io prima li seguo, poi, rientrato per prendere la thermos dimenticata, decido di rinunciare per il maltempo; parto con Leo, Marta e Giorgia in ritirata verso il Giogo di Tisa; ci mettiamo anche la corda (tanto l’ho portata fin qua…) per far fare un pò di esperienza anche a loro. La traccia si fa sempre più ardua e cicchiamo il bivio; decidiamo allora di andare al rifugio Similaun per fare il punto; chiedo alle due ragazze del rifugio se qualcuno va verso la Val Senales: “Es gibt ein Spur” mi dicono, una traccia, come se fossi scemo; non so se si sono accorte che sta neviando da due ore e che non si vede a due metri; mi domando se escano ogni tanto dal rifugio…mah! Il gruppo di tedeschi partiti con noi rinuncia alla cima del Similaun e si lanciano in ritirata verso valle; noi proviamo a seguire il nostro intutito verso il passo; arranchiamo fino a 3100 metri nella nebbia fitta, cercando ripetutamente una via d’uscita; alle una decidiamo di tornare indietro fino al rifugio, sperando di incrociare gli altri.

Li vedo quasi per caso che stanno salendo da un’altra parte del vallone; decidiamo allora tutti assieme di ritentare; siamo di nuovo a quota 3100, ma spostati più in centro grazie ad una provvidenziale schiarita; stiamo per girarci indietro etronare al rifugio qunado qualcuno dall’alto illumina la via; Nicola ed io ci muoviamo lentamente avanti credendo di aver visto il varco; in lontananza si vede il monumento del ritrovamento della mummia del similaun: siamo sullastrada giusta! Ancora 50 metri alla cieca e poi siamo finalmente al Giogo di Tisa. Adesso viene il da farsi, perché non è proprio “la strada de l’ort!” tornare sulle piste; cerchiamo di seguire quel poco della traccia di salita che si vede ancora, aggirando lo sperone roccioso; pian piano mentre caliamo la visibilità si fa buona e quando finalmetne vediamo gli impianti della Val Senales Leo grida: “Civiltà!!!!”

“Ma che civiltà mona, che domani è già lunedì!” risponde Bobo che sarebbe volentieri rimasto……..

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