Il Monte Grappa è veramente sconfinato, aggettivo quanto mai insolito per un monte situato sul vecchio confine militare austroungarico e a lungo conteso.
Proprio la storia di questo conflitto ha lasciato chilometri e chilometri di strade dalla pendenza ideale per la bici (lo erano per i carri trainati da muli) che, seppur poco manutenute e dal fondo ormai disassato, lo cingono da tutti i versanti. A queste si sommano gli antichi cammini di pastori e cacciatori che, partendo dal basso, ti portano fino agli alpeggi. Uno di questi parte dal centro di Cismon del Grappa, ma lo farò in discesa.

Partenza mattutina da Cismon del Grappa; il caffè me lo faccio nell’unico bar aperto, la siora è la stessa di due anni fa, io la riconosco, lei no. Salita per la vecchia strada verso Incino e poi alla rocca del Corlo; qui si prende il ponte sospeso sul lago e comincia la strada sterrata che risale le pendici del Grappa. Non me la ricordavo così impegnativa; 10% costante, fino a incrociare l’asfalto. Supero un anziano biker su una fiammante SantaCruz; lo rincontrerò in cima.
Devio per salire dalla parte del rifugio Bocchette; dopo un’ora e mezza di pedalata ci sta una torta e una coca in questo caldo asfissiante.



Si risale ora il versante nord est lungo la straa sterrtaa dal rifugio Bocchette fino al tornate di Ca’ Tasson, dove solo 4 metri separavano il fronte italiano da quello austriaco.






Arrivati in cima caos totale; il sacrario è preso d’assalto da orde di turisti con cani al guinzaglio, moto rumorose e SUV impicciati nei parcheggi; un povero militare fa fatica a controllare tutti e mi vieta pure l’accesso alla cima. Mi dirotta verso la ex base Nato, un rudere cadente recintato.


Dopo un interminabile su è giù sulla dorsale del monte Coston, con alcune rampe micidiali, si comincia a scendere. Prima parte divertente nel bosco, poi si entra nella valle del torrente e il sentiero si fa strada lastricata umida e viscida: stare in piedi è un miracolo.




