Dopo una fantastica notte in riva al lago cullati dalle onde che lentamente si calmavano la mattina è splendida; lago calmissimo, cielo terso. Dopo cinque minuti di assoluta poesia usciamo dalla punta San Vigilio e comincia il bello; il vento da nord è forse più forte di ieri e le onde sono più alte e forti. Senza accorgercene siamo in mezzo a onde alte tal ida nasconderci l’uno con l’altro e sono così forti che non riusciamo a mantenere la direzione voluta verso la Rocca di Manerba. Inoltre mi si sposta un puntapiede destro e mi trovo impacciato a tenere la rotta, dovendo pagaiare sempre e solo con il destro. Purtroppo ci perdiamo di vista e a fatica riesco a raggiungere il golfo di Salò, molto più a nord della nostra meta, anche più a nord della isola del Garda che volevamo visitare. Quando finalmente mi sembra di essere al sicuro dalle onde più grosse sento una sirena minacciosa alle mie spalle: è il traghetto che attracca a Porto Portese 100 metri alla mia schiena che arriva puntando su di me; le ultime pagaiate per raggiungere la riva sono furibonde per sfuggire al mostro marino!
Altra cosa da tenere a mente nella parte sud del lago: qua è pieno di natanti a motore che sfrecciano a tutta velocità stile Miami Vice incuranti delle piccole imbarcazioni a pelo d’acqua come noi; le vele sembrano essere sparite, eppure c’è un bel vento anche qua!
Quando sono sulla riva e sto uscendo dal kayak arrivano le onde del traghetto e mi ribaltano la canoa col risultato che cado in acqua: io e la sacca che (ahimé!) credevo stagna con il telefonino. Breve controllo e purtroppo l’interfaccia è persa; lo porto nel bar del porto dove una simpatica signora me lo fa mettere in un sacco d iriso; nel frattempo mi chiama il Capitano che è dall’altra parte del golfo, a Fasano di Gardone, sulla strada giusta per il nord, porto che avevo evitato perché pensavo privo di attracco. Meno male, il telefono riceve chiamate e può chiamare, per fortuna lo ho connesso al Garmin Fenix 6 e chiamo con quello.
Una volta raggiunto, ci rilassiamo un po’ aspettando che cali il vento e non si vedano più riccioli all’orizzonte, facendo un giro nei paraggi; altro problema del Garda; i paesi sono zeppi di ristoranti, snack bar, ecc… ma mancano del tutto di negozi a distanza di piede, e la Gardesana taglia in due la riva dai paesi, costringendo a volte a pericolosi attraversamenti visto il traffico.
Pian piano con pagaiate molto zen arriviamo al nostro obiettivo di giornata, il camping Chiaro di Luna prima di Bogliaco; potremmo fare ancora dei km (oggi abbiamo fatto solo 24 km, incluso il mio giretto inutile all’interno del golfo di Salò) ma siamo un po’stanchi e forse anche un po’ provati dell’avventura mattutina.
Il campeggio è scarno, ma quello che volevamo, un posto da dormire tranquillo; il Capitano addirittura dormirà in riva al lago sul molo costruito, io più prosaicamente in tenda in una piazzola tra mille roulotte tedesche stanziali; alcune hanno addirittura degli alberi cresciuti a fianco, impossibile da rimuovere!
Mi rimane il dubbio di cosa faccia questa gente tutti gli anni nello stesso posto, molto piccolo, con un porticciolo minimale e una spiaggetta da 100 metri quadri; o hai la barca oppure ciondoli dalla roulotte al bar e viceversa.
Peraltro il gestore si rivela il classico oste italico che, tra un grugnito e uno sbuffo, sembra veramente infastidito da noi; certo è più facile avere a che fare con ospiti stanziali che non hanno nulla da chiedere! Tralascio ogni commento sulle frasi di risposta ottenute alle mi richieste, ma la sensazione è sempre quella: quando la domanda supera l’offerta siamo solo dei numeri e anche se ce ne andiamo scontenti ne arriverà qualcun altro.