Corre l’italica gente verso l’italico mare, corre chiusa nelle scatolette di latta, arrostita dal sole bollente e raffreddorata dal gelo della sempre più presente aria condizionata; code al casello di Trieste, 25 km al passante di Mestre.. e a me che me frega??
A portata di bici ho tutto ciò che voglio; sole , vento, acqua, cime da raggiungere, boschi da esplorare; fino a che il culo regge la sella nuova, fino a che i polpacci spingono.
Lasciato dagli abituali compagnetti me ne vo solo e ramingo su per Vetriolo dalla strada di Vignola; alle 8 di mattina niuno terrestre mi sbarra il passo; al culmine solo qualche uccello ed un solitario volatore che col parapendio decolla verso Levico. Salgo fino a Malga Masi, la gamba dopo un’ora e mezza comincia a prendere forma ed a girare bene; l’ematoma della scorsa settimana è quasi assorbito e mi rimane solo una variopinta macchia sulla chiappa. Salgo fino alla cima della Panarotta; curioso, non ci ero mai stato.
Scendo fino al rifugio Panarotta per un po’ d’acqua; incontro tre ciclisti perzenaiteri che mi danno alcune dritte; tornato verso i Compi riprendo erroneamente il sentiero della settimana scorsa non era questo che volevo ma va bene lo stesso; comincia il divertimento; è un vero “tovo” per la legna, massima pendenza, ruota dritta e velocità alta per evitare intoppi; ad un certo punto da un maso esce un cane rognoso che mi insegue a gran velocità….. che fare? Fermarmi ed affrontarlo od aspettare le suse ganasce sui polpacci? Mollo del tutto i freni e raggiungo velocità impensabili, completamente in balia del mezzo ragigungo la provinciale di sotto; per fortuna il quadrupede si è stancato….
Più sotto mi rimetto sul “Percorso storico di Vignola” che, in parte non completamente pulito e pieno di rovi, mi porta a capofitto agli Assizzi.