Il territorio è fatto anche di strade; fin dai tempi dei romani, famosi in tutto il mondo per la loro abilità a creare vie di collegamento per favorire lo spostamento delle truppe prima e poi delle merci, fino agli eserciti di entrambi gli schieramenti della Grande Guerra, che hanno tessuto un dedalo di collegamenti sugli altipiani teatro di inutili quanto cruenti combattimenti. Quelle che servivano ai carri trainati dai muli sono ora carrarecce dalla pendenza perfetta, con mille tornanti.
La strada della Barcarola parte da Velo d’Astico, dove prima c’era una barca per attraversare l’Astico e poi un ponte lungo un camminamento da Vicenza fino agli altipiani, ora tracciato in uno dei Cammini Veneti, E’ una strada dalla pendenza perfetta per le bici, 6-7% costanti, con 24 tornanti che salgono dolcemente il bosco. Sarebbe da recuperare come altre strade nei dintorni, per dare ai ciclisti (non solo quei fanatici delle bici da corsa ma soprattutto ai cicloturisti, fenomeno sempre più in voga che porta turismo in maniera rispettosa, silenziosa e ecologica) un alternativa alla trafficatissima strada della Val d’Astico. Scendendo da Carbonare abbiamo incrociato una fila interminabile di SUV in processione verso gli altipiani. Senza nulla togliere alle bellezze di Lavarone e Folgaria, forse invece che fare 200 km in auto per 40 minuti a piedi (o in e-bike) fino alla malga-ristorante nel bosco, sarebbe più sano per tutti, per il pianeta ma anche per le ricadute sui territori attraversati, partire da casa con altri mezzi, tipo treno, e-bike o bici, lungo vecchie strade come queste.
Un altro esempio, fatto in mountain bike, è la strada che sale a Malga Campo di Luserna: https://www.ironelli.it/sport/sentiero-601-da-luserna-mountain-bike-2020/
Oppure la salita di San Pietro a Rotzo
La strada poi si unisce alla provinciale per Tonezza, dove l’anno scorso sono venuto a scannellare in una divertente gara a piedi nei boschi fino al memorial della Grande Guerra. Oggi il paese è pieno di turisti, e addirittura il corso centrale chiuso alle auto, con un bel mercatino di prodotti tipici. Facciamo due chiacchere con un avventore che ci racconta dei 500 abitanti del paese, che ci starebbero tutti nell’unica piazza del borgo. Del resto in un posto sperduto come questo, a picco sulla val d’Astico che può fare un giovane, se non il boscaiolo, l’artigiano? Speriamo nello smart working per la rinascita di questi borghi, altrimenti come ai tempi dei Cimbri, le popolazioni germaniche richiamate dalla Serenissima per ripopolare e far fruttare i posti attraverso la silvicoltura, ci toccherà chiamare immigrati a prendersi cura dei nostri boschi.