Prima che le gambe fu la testa a cedere; del resto si dice che per fare un grande atleta ci vogliono le gambe, per fare un campione ci vuole la testa…. ma che fare, con il vento contro, la pioggia, la temperatura ben al di sotto delle medie stagionali???
Siamo a Quebec City, la più antica citta del suolo nordamericano che ha compiuto nel 2008 400 anni; il primato in realtà apparterrebe a Tadoussac, la nostra meta all’altezza del fiordo di Sanguenay sul fiume San Lorenzo, ma evidentemente ragioni di stato hanno fatto sì che si ricordi solo Quebec City.
E’ anche l’unica città del nord america ad avere una vera e propria cinta muraria, il che inorgoglisce parecchio i suoi abitanti francofoni; eh sì perché qua tutti parlano praticamente solo francese; se fino a Montreal potevano barcamenarci con l’inglese da qui in su occorre comunque un pò della lingua dei transalpini; uno smacco per viaggiatori come noi, che hanno sempre pensato che con l’inglese si potesse andare dappertutto…
Dunque, noleggiate le biciclette partiamo; ancora una volta il tempo dell’Atlantico ci sorprende; la sera eravamo in città a bere birra con un tiepido sole e la mattina ci accoglie sul litorale del San Lorenzo un forte vento, freddo, umido e per di più contrario… ma come? Tutta la preparazione del viaggio si basava sul fatto che i venti prevalenti erano in direzione nord est (la nostra appunto) ed ora?
Dopo 20 km alla rispettabile media dei 13 km/h (un’inezia nella sterminata area canadese) comunque piacevoli sulla ciclabile che costeggia il San Lorenzo ci fermiamo in un paesino curioso a bere un caffé; la signora è molto cortese, espone il cartello “Passengers” alla finestra per far fermare il bus e ci serve un bel caffé bollente; sono le undici di mattina ma sforna anche patatine fritte, insalate varie (la omnipresente Cesar, lattuga, cipolla, pomodori, grana grattuggiato condita con una salsa tipo maionese leggera) e la gente non si tira indietro; per essere un paesino c’è parecchia gente. come sempre il “refill” del caffé è continuo, fino a che gentilmente non dico alla signora che è sufficiente.
Esco all’ora stabilita sulla strada giusto per precauzione e vedo arrivare il bus; da lontano lo vedo arrivare con velocità costante…. troppo costante… perché non decellera? Mi trovo come un cretino a sbracciarmi ma l’autista non fa caso a me e passa oltre inesorabilmetne… che smacco, ed ora? Chiedo lumi alla signora del ristorante che subito telefona alla compagnia e lo fa tornare indietro…. sarà vero? Dopo 5 minuti torna il bus, ma l’autista non sembra volerci caricare le bici… alle nostre rimostranze e vedendo che comincia a piovere acconsente e ci accompagna fino a Riviere du Loup, un paese che era la nostra meta del giorno dopo, sotto una pioggia scrosciante. All’arrivo ci “consegna” letteralmente allo sportello dove paghiamo anche il biglietto; in tutto il Canada ho notato che gli autisti non toccano mai denaro e per salire su certi autobus occorre avere prima il biglietto…. il problema è: dove comprarlo????
Sotto un diluvio ci dirigiamo all’ostello; il posto è carino, in una tipica casa in legno; le ragazze che lo gestiscono (francesi) sono simpatiche e ci aiutano in tutto quello che serve; faccio due chiacchere con un “quebecoise” in viaggio in bici con la moglie. Conviene con me che il periodo è un pò anticipato, ma anche che le perturbbazioni sono parecchio strane; lui si dirige sull’Atlantico lungo una delle piste ciclabili segnalate e tracciate dal club ciclistico del Quebec, la cui guida (che abbiamo comprato anche noi) è parecchio utile. Chiaccheriamo mentre aggiusto la gomma forata della mia bici; in tanti viaggi fatti non avevo mai bucato, anche quando ero stato in Corsica con il vecchio cancello non avevo avuto mai problemi tecnici… che sia un segno del destino? Sotto la pioggia sempre più scrosciante seguiamo le indicazioni della precisissima Lonely Planet e scegliamo con cura il ristorante, azzeccando decisamente il posto; oltre a mangiare bene (filetto di merluzzo in crosta di Mandorle su letto di riso ed onnipresente Cesar Salad) ci divertiamo come al solito a guardare la gente che passa e chiacchera; il posto è decisamente vivo.
Il giorno dopo scruto il tempo quasi ansiosamente; è previsto bello ma con peggioramento nel pomeriggio; con mia sorpresa alle sette è tutto sereno, e decidiamo di partire; tardiamo un pò a rifare tutti bagagli e la corsa verso il traghetto è frenetica; il prossimo sarebbe tra 4 ore; per fortuna gli addetti ci vedono arrivare e interrompono le operazioni di partenza; del resto sulla guida non era segnato che il porto si trovava a ben 5 km di distanza e per noi ciclisti sono dati importanti. L’aria è tersa, sono circa 1h 10′ di traversata tranquilla fino alla costa nord del San Lorenzo presso San Simeon ; di lì a Tadoussac saranno 40 km di vero Canada: boschi, laghetti incontaminati con chalet per la pesca, uccelli rapaci che volano sopra di noi, ma ahinoi nessun alce od orso che speravamo di vedere; la ciclabile è tracciata a lato della statale, ma visto lo scarso traffico non ci sono problemi; si sta per intere mezzore nel silenzio assoluto, poi arriva un camion, uno di quei giganteschi truck con il muso lungo e dietro una serie di auto in diligente coda; purtroppo la strada è a sole due corsie e con salite e discese notevoli (poche curve, strade dritte tracciate anche all’8% per un chilometro… ma come faranno d’inverno con la neve???) che ci impegnano non poco.
Prima di Tadoussac un altro traghetto per il fiordo di Sanguenay e siamo arrivati; troviamo posto in un bellissimo ostello dall’aria un pò freak, animato come spesso accade da una auna variopinta di giocolieri,musicisti, giramondo, ma anche di coppie anziane. Prenotiamo subito la gita per avvistare le balene per il giorno dopo; facciamo la conoscenza con Piero, un intraprendente ragazzo di Matera che da un anno sta in Canada per studiare biologia; ora ha un a pausa di studio e tutti i giorni va a fare il mozzo sulle barche per avvistare le balene; a soli 21 anni parla inglese e francese ed ha già fatto un anno di Erasmus a Montreal; peccato che per continuare la sua professione (vorrebbe fare l’etologo) sarà costretto a lasciare l’Italia, cosa della quale è consapevole, ma soprattutto peccato per l’Italia perdere dei ragazzi così.
Riviere du Loup Tadoussac GPX file
La sera ci porta nel laghetto vicino ad osservare un castoro che puntualmente alle sei si fa una tranquilla nuotata; oramai siamo in parecchi ad ossesrvarlo nel silezio assoluto, interrotto solo dagli scatti delle macchine fotografiche; a cena veniamo invitati dai gestori dell’ostello; oltre ad esserci la cucina infatti qui vige una sorta di comune dove a turno preparano cibo e poi puliscono; l’atmosfera è divertente, anche se non tutti i quebecoise presenti masticano l’inglese e Piero ciaiuta con la traduzione; la serata poi prosegue per noi con un pò di biliardo prima della nanna; gli altri, dopo un falò nel giardino andranno avanti a ballare fino alle tre di notte; il silenzio delle notti canadesi viene per noi per la prima volta interrotto.
La mattina dopo non facciamo caso al maltempo; oramai ci siamo assuefatti al tempo mutevole. La gita in barca per vedere le balene in teoria non ne dovrebbe risentirne, visto che i cetacei non sono sensibili come noi umani meteopatici; dopo lungo scrutare nella nebbia avvistiamo un bel branco di beluga (che a differenza degli altri sono stanziali in quest a zona) ed alla fine anche una bella Minky Whale che in lontananza girava per i fatti suoi.
Tornati al paesello siamo indecisi sul da farsi; tentare l’avventura in bici verso il Lac Saint Jean? La distanza non è eccesssiva, ed il paesaggio lungo il fiorndo dovrebbe essere affascinanate…… ma pesa su di noi questo tempo bigio e soprattutto il freddo che non ci lascia scampo…. la nostra codardia ha la meglio ed ancora una volta rimontiamo sul pullman; l’autista fa un pò il difficile per le bici, sostenendo che ci vuole la “box”; discutendo e discutendo viene fuori che non è altro che un cartone (tipo quelli in cui arrivano le biciclettte ai negozi) dove mettere dentro la bici; ad una tappa intermedia in tre minuti veniamo accerchiati da solerti ragazze che ci impacchettano le bici per bene: ora siamo in regola!
Arrivati ad Alma, pittoresca cittadina vicino al Lac Saint Jean dove dovremmo prendeer la ciclabile dei mirtilli intorno al lago troviamo un violento acquazzone ad attenderci; cerchiamo sulla guida una delle famose “Gite” convenzionate con la pista ciclabile e partiamo sotto l’acqua poco speranzosi; la troviamo invece subito, una incantevole villetta sul fiume; sarà la nostra salvezza per i successivi due giorni di freddo intenso.
La sera apprezziamo ancora una volta la cucina del quebec con due ottimi piatti di pesce in un locale alla moda dove sembra radunata tutta la gioventù del posto (peraltro piuttosto tranquillo); con un occhio osservo compiaciuto le bellezze locali (anche se le due tipe si fanno portare il coltello per tagliare gli spaghetti….. brrr!!) e con l’altro seguuo la partita della finale della NHL tra Detroit e Pittsburgh; ormai l’hochkey appassiona anche noi.
Il mattino dopo una sontuosa colazione ci aspetta; la bionda e gentile padrona di casa ci prepara delle ottime crepe alla marmellata da gustare nel patio; fa molto freddo fuori ed il proposito di fare un giro in bici attorno al lago finisce nel camino, che scoppietta allegro; mangiamo con gli altri ospiti della maison: uno di essi è Michele, un emigrato italano che si fa in quattro per aiutarci; ci porta alla nostra meta (lo Zoo) ed il giorno dopo si ingegnerà per caricare sulla sua Pontiac Vibe le nostre due biciclette per portarci a Quebec.