Sottotitolo: non è un giro gravel; perché dopo chilometri e chilometri di strade, anche belle forestali con fondo compatto o più smosso nei boschi del monte Corno (dove proprio il Bicio ci aveva quasi rimesso una caviglia), non potevo non agganciarci un sentierino indiavolato. E il Bicio, arrivato questa volta con le forze al lumicino fino al passo Cisa, si è ripreso subito e si è lanciato dietro di me.
Partiamo in modalità byfairmeans, ovvero ethictour; scendo con la mtb fino a Trento città: la Marzola è infangata dalle continue piogge di questo mese e quando arrivo in centro sono già lurido: mi fermo a comprare il giornale all’unica edicola di via San Pietro e con mia sorpresa trovo un ex collega di Scania che ha cambiato vita. Lo trovo tranquillo e rilassato con una bella parlantina per i clienti della domenica mattina.
Cambiare lavoro fa bene
Con Bicio ci facciamo un caffè in stazione e aspettiamo il regionale marchiato Sudtirol che in poco tempo ci porta a Ora; inutile dirlo, viaggiare in treno ha il suo perché. Mentre l’A22 è già piena alle 9 di mattina noi viaggiamo su un bellissimo e silenzioso convoglio vuoto, dove solo gli immigrati ci fanno compagnia; purtroppo i mezzi pubblici sono spostapoveri come dicono i miei colleghi.
Rilassati dopo aver letto il giornale, siamo pronti a partire da Ora; proprio di fronte alla stazione vediamo imbarcarsi su un autobus per Cavalese della SAD alcuni turisti. “Facciamo a chi arriva prima?” dico a una turista pronta con la valigia..
Impossibile perdersi, mille cartelli conducono il ciclista verso la vecchia ferrovia della val di Fiemme; incredibile: l”ho fatta tante volte in gara (qui, qui e ancora qui) e mi ricordo ogni singolo passaggio, ogni singola rampa (per esempio quella del traguardo di Pinzano in piazza), ma non mi ricordo di aver mai notato il viadotto di Gleno, capolavoro di ingegneria che questa volta mi fermo a fotografare.
La salita è proprio piacevole; oggi si incontra poca gente e, udite udite, nessuna gravel! Eppure questo sarebbe proprio il giro giusto! Le poche bici sono tutte elettriche e anche qui si conferma la regola che i ciclisti delle ebike sono anziani, senza casco e non salutano!
Dopo un’oretta arriviamo alla stazione di Pausa.
Ancora un po’ e arriviamo ai prati di San Lugano; da qui imbocchiamo la SS8 che oggi è chiusa da Cavalese a Predazzo per la giornata senz’auto, già visitata nel 2013 con il carretto.
Le strade sono piene di gente in bici di tutte le forme e i colori; purtroppo noto che tanti, troppi, soprattutto anziani, sono senza casco; una caduta a 20 all’ora può essere fatale; come le statistiche dimostrano. In due ore da Ora siamo a Predazzo, oggi peraltro deserta.
Il rientro lo facciamo lungo la ciclabile, quella della Marcialonga; inaspettatamente questo versante della valle è molto selvaggio, e si attraversano campi vastissimi disseminati di stalle e masi. Arrivati a Molina prendiamo per Anterivo, salendo forestali interminabili in boschi fitti di abeti sotto il monte Corno. Paesaggi incredibili, a due passi da zone molto turistiche, molto genuini.
A Trodena troviamo un sentiero che scende dieto verso Egna, in tempo per il treno delle 16; veramente divertente e anche impegnativo in alcuni tratti; di qui diretti fino in stazione, attraversando un lussuosissimo nuovo ponte sull’A22, dotato di una splendida corsia ciclabile.