Ne è passata di acqua sotto i ponti, o di sassi sotto le ruote, dall’uscita della prima “Trentino in Mountain Bike” di Piercarlo e Renato Margoni; io ho l’edizione del 1989, allorquando mi comprai la mia prima MTB da un negozio di Trento; acciaio CrMo, freni cantilever Shimano, gruppo Deore con corone ovali, forcella unicrown in acciaio (una schiccheria per l’epoca); 570.000 lire guadagnate lavorando al Pronto Pizza di sera.
I due fratelli invece giravano da anni con bici ancora più abbozzate, con ruote e forcelle da Graziella, e solcavano passi e valli alpine dove fino allora erano passati solo a piedi; allora non c’erano single-trail e freeride ma solo mulattiere, carrarecce e sentieri, parole antiche come antichi erano i percorsi che seguivano. Ed antico era il Guardadocio, quel sentiero da Garniga Terme a Ravina, il più difficile dell’epoca, da affrontare con cautela.
Andai a farlo nell’estate del ’90, con la bici ormai consumata in più parti, e mi scorpii trialista, chiudendolo allora a zero penalità.
Che vuoi che sia ora con la forcella da 100 mm, ruote tubeless da 2″20, freni a disco? Dovrei bermelo in un batter d’occhio!!
Invece il sentiero, rotto in più punti e parecchio esposto, mette comunque alla prova; per fortuna è sostanzialmente rettilineo e contando sui buoni freni si scende con dolcezza senza troppi patemi; in giro ormai sono stati aperti (per usare un termine alpinistico) sentieri più difficili (mi viene in mente il Sentiero Italia che scende dalla diga del Fedaia che con Matteo “The Bike” stiamo ancora valutando di scendere a zero penalità oppure quello indiavolato del Rasceda) e questo imane comunque un buon sentiero difficile ma non impossibile.
Ho trovato quasi più difficile (perché rotto in più punti) quello che dalle Viote scende a Malga Albi.
A proposito, scendendo a Malga Albi sopra Garniga mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo alla ricerca di strade nuove, aventurandomi in un bosco fitto fino a che la strada non si è interrotta….cavoli me la sono proprio cercata! Sono tornato indietro amaramente e parlando a voce alta: nel silenzio del bosco mi è venuta pura dell’orso, che ogni tanto qua si fa vdere!!!
Giro da 42 km con 1650 m di dislivello; rispetto a questo itinerario sul Bondone sono salito sopra Candriai per prendere la via del Prà della fava verso Malga Mezavia e poi il “Sentiero del fieno” diretto verso le Viote: quest’ultimo non proprio praticabile viste le recenti piogge….