Velisti di lago alla scoperta del mare aperto.
Dopo aver partecipato nell’infausta edizione del 2003 (non ho nessuna foto ahimè! Eppure avevo ancora il vento nei capelli!!!) annullata per bonaccia, quest’anno ci vogliamo riprovare.
Del resto vista la grande esperienza di vela accumulata quest’estate con il Capitano a bordo del suo Beccaccino (lo snipe) siamo pronti al grande salto; in più Bicio ha pure fatto la patente nautica per ui siamo quasi al sicuro.
Sono partito sabato mattina con il treno, in direzione Monfalcone dove il Capitano ha il rimessaggio di Carma, il suo 13 metri che già ci aveva portato in Croazia nel 2019.Roberto e famiglia sono già lì, mentre in auto arrivano Bicio e Giusi che hanno recuperato i due adolescenti del gruppo assolti gli obblighi sccolastici el sabato mattina. Il viaggio in treno mi passa abbastanza bene, ma c’è una cosa che non avevo previsto: la incredibile folla che occupa tutti i regionali sia in Trentino sia in Veneto: da Mestre a Monfalcone il convoglio non si fa scappare una fermata in uno striminzito accrocchio di case, dove dal nulla si materializzano adolescenti omologati in bianco e nero che salgono diretti a una delle numerose fermate affacciate su luoghi di mare. Rimango impressionato dalla quantità di gente che affolla le stazioni di Verona, Vicenza e Padova in un innocuo fine settimana di ottobre; i treni POP & Rock, moderni e con tutti i confort, sono pieni all’inverosimile, con gente seduta persino sugli scalini come fossimo a un’assemblea studentesca.
Appena sceso Roberto passa a prendermi e poi si va: per fortuna questa volta non c’è nulla da sistemare in barca e si può partire.
Purtroppo oggi non c’è vento e si deve andare a motore; si spera per la domenica quando sono previsti 13 nodi di vento, abbastanza per muoversi a vela.
A Trieste
Arrivati a Trieste occorre iscriversi, alla modica cifra di 360 € a equipaggio; Capitano timoniere e io prodiere, mi tocca pure fare la tessera della FIV. Mi mancava, dopo quelle FCI, FIDAL, FITRI, FISI, ecc…
Le procedure per l’assegnazione dei posti al molo non è all’altezza della fama della Barcolana; rimaniamo appesi alla raio nella speranza di ricevere indicazioni ceh non arrivano mai; alla fine ci assegnano il posto che ci siamo presi per non stare a zonzo nel golfo.
La serata a Trieste
La sera ci tuffiamo nel caos della festa della Barcolana; il centro storico è al limite, ci si muove appena strusciando uno sull’altro. Per fortuna in un vicolo di Cavana troviamo un birrificio artigianale per farci uno aperitivo.
A cena ottimo piatto di bollito al “Buffet da PEPI”, una specie di Pedavena de noartri dove ti servono l’unico menu e non hanno nemmeno il caffè!
Si va a dormire in vista dell’impegno della mattinata; i due adolescenti, in libera uscita fino alle 11, tornano addirittura prima, togliendo a noi genitori ogni possibilità di esercitare un minimo di potestà genitoriale scomodando qualche santo in cielo: non ci sono più gli adolescenti di una volta!
Il giorno della regata.
Al caffè Illy c’è il ritrovo dei velisti e anche noi ci diamo un contegno con la borsa ufficiale della Barcolana, anche se piena di panini per la regata.
Si esce in mare
Al mattino c’è una promettente brezza; fa un po’ fresco ma il sole splende; ci portiamo in partenza e dopo una sosta per far scendere Ileana e Anita arriviamo alla partenza puntuali alle 10:30. Via!
Il primo bordo è piuttosto tranquillo e c’è tempo per fare due foto e mangiare un panino al volo.
Dopo un paio di virate al limite della collisione delle barche comincia a montare il vento, e la faccenda is fa seria; le manovre sono più concitate, alcune barche non riescono a controllare il vento e virano tagliando il campo di regata in modo non corretto, suscitando le ire delle altre barche. Qaulceh virata ci riece bene, qualche altra un po’ meno, Arriviamo all’ultima virata sotto costa, comincia l’ultimo bordo sotto i ltiro della Bora che arriva a folate; impressioannte le barche a una a una si inclinano e permetton odi capire quando stringere e quando orzare; è i ltratto più emmozionanate della regata, con la barca al limite dei 90° gradi ma semrpe sotto controllo di Roberto.
Quqnaod siamo a poco dalle boe finali già in vista, si stacca un pezzo della randa che si sgancia e comincia a sbandare pericolosamente; Roberto e Bicio si affrettano a recuperarla mentre io tengo il timone; la barca con solo il fiocco non è molto governabile ma per fortuna non ci sono barche intorno; recuperata la vela riusciamo a tagliare le boe indenni.
Dopo l’arrivo succede il paggio; si sgancia la scotta del fiocco e Bicio se la prende in testa; cerco di bloccarla ma con il vento che tira è dura da rimettere nel verricello e bloccarla; quando riusciamo a fissarla e ripartiamo con il motore l’altra scotta finisce nelle pale, e il Capitano si deve tuffare per recuperare la cima; un bel casino risolto velocemente e senza danni.
Dopo la regata la parte più bella del viaggio: c’è ancora un discreto vento e con Roberto decidiamo di riportare la bara Monfalcone a vela
Facciamo a una sosta a Duino; vivere il mare così è fantastico, ti entra dentro tutta la poesia della vita marinara.