Niente cima d’Asta questa volta, per il maltempo che ha addensato fosche nubi sulla vetta proprio quando eravamo al rifugio.
Peccato, ma i boci questa volta si sono superati; sveglia subito, colazione abbondante, pochi lamenti, ritmo costante fino in cima; forse il viaggio in Francia qualcosa ha insegnato loro?
Arrivati alla malga Sorgazza alle 8 il parcheggio è già quasi pieno; ci sono anche degli scout super carichi che probabilmente fanno l’alta via del granito, percorsa in un giorno tempo fa a piedi. Purtroppo però abbondano i rifiuti, anche se messi nei bidoni, in un posto così; una volta si diceva di portarsi a casa i propri rifiuti, ma forse oramai è un’eresia nel turismo mordi e fuggi.
Siamo saliti da forcella magna (percorsa in lungo e in largo più in bici e con gli sci che a piedi, del resto la carrareccia della prima guerra mondiale resiste ancora nonostante le frane di roccia) che faceva pure fresco, anche se poi il sole estivo si è presto fatto sentire.
Da qui verso passo Socede lungo un crinale selvaggio e silenzioso, dove si sentono gli zoccoli dei camosci sui ghiaioni in fondovalle.
La ferrata Gabrielli di per sé è poca cosa; due scale che potrebbero essere benissimo evitate con cordini di sicurezza per permettere un’arrampicata naturale, qualche pezzo di cordino nei punti più esposti. Sarebbe bello trovare un itinerario magari meno forzatamente aereo ma più appagante, in questo angolo di paradiso sospeso tra la valle del passo 5 croci, con vista sulla Ziolera, e la valle di malga Sorgazza.