Confesso che l’ho preso perché era in bella vista in biblioteca, come ogni instant-book che si rispetti…. ma era troppo ghiotta l’occasione.
Così ho cominciato a leggerlo un pò diffidente, anche se apprezzo comunque la cara Dietlinde come giornalista; devo dire che si lascia leggere facilmente, con un ritmo che sembra quello di un reportage alla televisione.
Mi ha fatto piacere ritrovare le parole di grandi scrittori ma anche di alcuni registi di film veramente riusciti tra cui “Le vite degli altri” oppure l’onirico “Good Bye Lenin”.
Una parte veramente riuscita è quella in cui Ingo Schulze, racconta una differenza sostanziale tra il modello occidentale e quello orientale, che da solo secondo me vale tutto il libro per capire cosa è stato veramente il Muro di Berlino: “Un operaio che faceva i turni prendeva più o meno come mia madre medico. Nella scelta della professione lo stipendio non era un criterio.”
Che dire poi del retroscena della canzone mito degli anni ottanta, “99 luftballons“? Chi l’avrebbe mai detto che quella che tutti ballano è in realtà una canzone contro la guerra e l’assurdità del muro?