Scrivo queste lettere mentre sento alla radio che lo scorso fine settimana hanno sbancato i botteghini le solite storie di Natale; nella classifica degli incassi conduce “Natale in crociera” su “Una moglie bellissima”; 3 milioni di € ed oltre contro poco più di 2 milioni di € di incassi. Allora mi domando se siamo strani noi ad andare, insieme ad altre dieci persone, a vedere certi film, o se sono strani gli italiani, che riempono le sale per le solite commedie trite e ritrite, sguaiate e ciaciarone.
Tre milioni di €, ma ci rendiamo conto? Sono un pozzo di soldi, soprattutto sono una quantità enorme di persone, 300 mila italiani ……ma sarà mai possibile?
Se poi il film non ti piace poi tanto, cominci a pensare che era meglio andare anche tu a vedere le solite storielle leggere, che almeno una tetta alla fine quelli lì ce la mettono sempre, e magari (ma proprio magari) una risata ci scappa anche.
Invece poi, mentre sei in tutt’altre faccende affacendato ti tornano in mente certe inquadrature magiche, certi primi piani sulla fisicità del ragazzo, che fermano il tempo, aiutano e riflettere; immagini scolpite in mente, sottolineate da una colonna sonora quanto mai varia e sorpendete. La storia in se fa solo da sottofondo, tanto poi risulta banale, ma il continuo taglio e ritaglio di spezzoni, il tornare su certe scene una volta fatta luce sull’accaduto, dipinge a meraviglia il quadro confuso nella mente del ragazzo, mano a mano che i brutti ricordi tornano in mente, sempre più freschi.
Gus Van Sant dipinge l’incertezza dell’età di mezzo pazientemente, aspettando, sperando con lo spettatore che Alex faccia un passo deciso fuori dalla sua immaturità dentro il mondo responsabile degli adulti (solitamente, ma in questo caso gli adulti stessi sembrano poco responsabili essi stessi). Il protagonista è confuso, frastornato, come lo sono tutti i ragazzi di quell’età, troppo piccoli per giocare da protagonisti nel mondo dei grandi, ma al tempo stesso troppo grandi per la loro fragilità infantile.