“Il Nanga è solo una montagna, un ammasso di pietre geologicamente interessante, siamo noi che proiettiamo su di lei le nostre ambizioni e le nostre frustrazioni..”
Queste più o meno sono le parole che Reinhold Messner fa pronunciare a sé stesso alla fine del film; l’occhio chiaro deciso verso la platea (ovvero verso la telecamera), ritto sulle stampelle dopo l’infausta spedizione del 1970 che costò la vita a suo fratello e le amputazioni delle dita dei piedi a lui stesso..
Sono parole che forse feriscono lo spirito di conquista, di avventura insito in tutti noi; forse pronunciate all’interno del FilmFestival, dove si celebrano tutti igiorni imprese e avventure di ogni genere stonano un pò, ma che riposizionano l’alpinismo nella sua giusta ottica; quella di una attività ludica e dilettantistica che facciamo tutti.
Fanno il paio con alcuni degl iscritti di Bruno Detassis proiettati a sfondo del film di Oprandi e Nicolini: “L’alpinismo è eroico è morto; l’alpinismo non morirà mai.”
Non a caso il Film Festival si chiama ora “Montagna Società Cinema Letteratura” e non “Montagna Esplorazione Avventura” come tepmo fa; non a caso i film milgiori sono quelli che illustrano il punto di vista di chi la montagna la vive, la soffre, la percorre ogni giorno non per diletto ma per lavoro, per fame, per scappare da una guerra o da un carestia, sia nelle Alpi, negli Appennnini o nelle Ande oppure in Nepal.
Detto questo, il film è veramente coinvolgente e spettacolare, adatto ad un pubblico vastissimo per la storia personale dei fratelli Messner.
E’ vero il film é molto bello, anche se non proprio inquadrabile in un film d’alpinismo. C’é un’ aria di film anni 20 con le riprese in montagna da “studio’s di hollywood”, anche i colori e il taglio rimandano all’epoca anni 70. Merito del regista senza dubbio e di una trama che non puo’ non coinvolgere. Un film tra i piu’ belli del 2010 secondo me.
ciao ciao
Un’ottima analisi da cinefilo!