Dolomiti Bike Trip – Day 2 -Falcade – Cortina – Dobbiaco

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Oggi sia arriva a Cortina!

Nonostante la sfacchinata di ieri ho dormito il sonno dei giusti nella mia tendina; sono pronto a partire appena fa giorno; mi metto in strada e al primo bar mi fermo per fare un po’ di colazione; non so se sono io ma mi sembra di essere un po’ trasparente. Entro in un bar casco in testa, con la bici parcheggiata fuori piena di borse ma non desto nessun interesse nella siora che invece si perde in discussioni sul tempo con un pseudo contadino-cacciatore-alpino sceso da una Panda 4×4. forse mi sono fatto un po’ di troppe pippe mentali sul mio vagabondare e alla fine sono solo uno dei tanti che girano le Alpi in estate, neanche tanto particolare visto che oramai il cicloturismo è diventato di moda.

Per salire ad Alleghe da San Vito di Cadore trovo una vecchia strada lungo il fiume.
Con una breve salita su asfalto, ma sfruttando vecchie strade, sono al lago di Alleghe. Purtroppo oggi il Civetta non si specchia proprio nelle limpide acque, che oltretutto risultano un po’ lugubri vista la fioca luce del mattino; il lago è creato da una frano di 250 anni fa, simile a quella che ha creato la tragedia del Vajont.
Il centro storico di Alleghe è piccolino, soffocato da auto di turisti fin dal primo mattino. Decido di salire subito al Rifugio Col dei Baldi.
Dopo una ripida salita su asfalto arrivo alle piste da sci del comprensorio del Civetta.
Oggi che è nuvoloso è molto caldo e umido.
Il mondo delle piste da sci è pieno di ninnoli da turisti.
Il rifugio Col dei Baldi è il solito enorme bar da pista da sci; i giovani camerieri, tutti rigorosamente in divisa, sono asettici e annoiati e non mi degnano di uno sguardo.
Prosegue la mi ricerca dello strudel; anche in questo caso il dolce che mi si presenta è un vile arrotolato di mele, ingentilito da un po’ di panna spray.

Durante la salita ho fatto conoscenza con due vecchietti in e-bike che mi hanno fatto i complimenti; siamo arrivati assieme in cima al rifugio Col dei Baldi e poi mmi consigliano una discesa verso il passo Staulanza per poi salire al rifugio Città di Fiume; sembrano esperti dei luoghi che io non conosco e, pur dotato di mappe digitali sul cellulare decido di seguirli.

Al passo Staulanza solita confusione di auto e moto parcheggiate sui bordi
Con una bella salita pedalabile su sterrato arrivo al rifugio Città di Fiume

La traccia che ho studiato mi indica di scendere questa valle, fino a quella baita laggiù, e poi oltre; il entiero è stretto e poco tracciato, ma la fantastica avvenuta di ieri in val di Gares mi sprona a non mollare: abbasso il reggisella e nello stupore dei turisti presenti, mi lancio in discesa.

Se non è freeride questo!
Il sentiero, anche se poco tracciato, è fantastico!
Questa è la discesa della forcella; difficile trovare una traccia nel prato.
In alcuni punti il sentiero è franato per le piogge che quest’estate hanno flagellato le Alpi.

Dopo la prima mezzora di esaltazione il mio morale comincia a vacillare; il sentiero è sempre più rovinato, in certo, e fatico a seguirlo; riesco a pedalare ben poco nel bosco fitto visto tanti tratti a spinta.. in discesa! Volevo l’avventura? Eccola! Dopo oltre un’ora di discesa comincia a intravedersi una strada solcata dai copertoni dei trattori e sbuco in una frazione incantevole di San Vito di CAdore,

Alla fontana recupero un po’ d’acqua e riesco a pulire la bici infangata come non mai; c’è un bambino che scorrazza con la bici nella clama generale di un afoso pomeriggio estivo.
Comincio a risalire verso Cortina d’Ampezzo.
La ciclabile segue la vecchia ferrovia del Cadore.
Alcuni vecchi ponti sono proprio belli.
Mi fermo poco a Cortina; sono troppo sporco, sudato e fuori scala per il luogo.
Lungo la ciclabile un gelataio con la bici!! Come alimenta il frigo!?!?!
La ciclabile verso il passo Cimabanche è bellissima; nonostante le nuvole celino le cime, l’ambiente è spettacolare; la pedalata è fluida, il fondo è buono e la pendenza da ferrovia mi fanno fare una buona media; conto di arrivare a Dobbiaco per prendere il treno delle 16.

Al passo il bicigrill è affollatissimo; ci saranno 100 biciclette; ovviamente le e-bike la fanno da padrone e permettono l’acceso a tantissime persone a questo spettacolo.

Sul lago di Landro niente da dire; roba da cartolina.
Allo 16 riesco a prendere il treno per Trento, strapieno di turisti; sporco e lurido mi stringo al finestrino guardando l’Alto Adige che scorre dietro il vetro. In tre ore sono a Trento, riposato come non mai.
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