Dopo 5 anni siamo di nuovo qui a giocarcela, complice la vicinanza dell’evento; dopo le Hawaii, da due anni i mondiali di triathlon XTerra si svolgono in Trentino, a Molveno, dove avevo anche fatto gli europei FITRI nel 2021. Potenza del brand Trentino, che paga sonoramente per portare a fine stagione più di 2000 persone tra atleti e accompagnatori su uno dei laghi più freddi delle Alpi, dove solitamente la balneazione è inesistente vista la temperatura dell’acqua, ma con le pagliacciate tipiche della riviera romagnola a due passi dall’acqua. In realtà anche l’anno scorso all’XTerra Garda mi sarei qualificato, ma per qualche motivo non mi era arrivata la qualifica (oppure me la ero persa nelle mail); quest’anno, pur con il risultato peggiore dovuto alla foratura (ma con una forma nettamente migliore dell’anno scorso e soprattutto senza infortuni) qualificazione a posto anche con il sesto posto.
L’avvicinamento
Dopo una bella stagione di risultati altalenanti le ultime due settimane sono state un po’ complicate; prima Giorgia si è ammalata, febbre a 38°C per l’ennesimo virus in circolazione, costringendomi a dormire sul divano per una settimana sperando di non venir contagiato e lasciandomi la schiena a pezzi; inoltre il menage familiare si è un po’ complicato facendomi rinunciare al mio consueto ritmo di allenamenti. Poi l’ultima settimana senza auto (in carrozzeria) e con l’arrivo della bici nuova non mi ha lasciato tempo di provare neanche una volta il percorso; la stessa bici nuovo l’ho provata in fretta e furia il giovedì prima della gara in un giretto sopra casa. Poco male, le piogge dell’ultima settimana hanno reso il tracciato irriconoscibile, per cui si riparte da zero per tutti. Addirittura mi sono fatto ritirare il pettorale e il pacco gara da Gianmarco, il imo amico torinese incontrato alle Hawaii, per impossibilità di andare a Molveno il giorno prima della gara.
Il giorno della gara
Due anni fa era una brutta giornata, oggi invece dopo una settimana di pioggia il sole scalda il prato zuppo d’acqua e noi atleti in muta pronti al via. La notte il cielo è stato coperto e quindi non fa neppure freddo.
Riesco anche questa volta a dimenticarmi qualcosa (i gel e la borraccia lasciati sul tavolo della cucina che mi tocca a prezzi XTerra nel paddock della gara) ma per il resto tutto è pronto: bici nuova, muta, scarpe; controllo e ricontrollo tutta l’attrezzatura prima del via per essere sicuro. I giudici FITRI si aggirano sperando di pizzicare qualcuno con il materiale in disordine ma stavolta non trovano nulla di strano. Facciamo un tuffo di riscaldamento nell’acqua di Molveno e con grande sorpresa la troviamo a una temperatura accettabile e limpidissima come un mare caraibico.
La gara
Al via sono previste quattro batterie AG group; davanti a noi i giovani; io sono nella cuffia gialla con il gruppo 40-54; dietro partono le donne e poi gli anziani. Si fa un doppio anello con uscita all’australiana.
Fino alla prima boa si va alla cieca, seguendo quelli davanti; l’acqua è buona ma come a Lavarone due settimane fa non riesco a sciogliermi bene; all’uscita all’australiana saliamo sul pontile e poi tuffo di nuovo. Qualche accelerata riesco a darla, ma anche qualche bevuta di acqua gelida e melmosa. Esco in 26 minuti, 22esimo di categoria. Niente da fare, nonostante ultimamente mi senta bene in piscina di meno non riesco a fare; la testa della gara è già 5 minuti avanti.
Si parte con la bici e subito siamo fermi in un paio di punti: purtroppo davanti ci sono quelli lenti delle altre due batterie; sulle prime salite cominciamo i sorpassi. E’ tutto molto viscido, anche dove non sembra le ruote slittano incredibilmente; alcuni cadono come birilli in salita, un francese non sgancia nemmeno i pedali e scivola indietro nell’indifferenza di concorrenti che faticano a stare in piedi. Il bosco sopra Andalo è un intreccio di radici scure, bagnate e infide: questa è vera mountain bike, non c’è che dire.
Al giro di boa Giorgia mi dice che sono settimo (sbagliando per eccesso di fiducia) che mi invoglia a spingere sull’acceleratore; pian piano recupero qualche avversario, compreso Michele (che ho battuto a Lavarone e che esce sempre davanti nel nuoto di 3 minuti) che indossa addirittura una ventina; gli chiedo come va e mi risponde che ha freddo. Sul finire del giro, lungo la Blade Runner raggiungo un argentino della mia categoria che non riesco a superare prima del bosco e mi fa da tappo; credo sia il quarto di categoria e mi innervosisco non poco. Poco prima della T2 lo passo e mi avvio di corsa credendo nel podio.
Parto con le gambe ancora buone: forse non mi sono proprio spremuto in bici; purtroppo nel bosco trovo altri due della mia categoria che passo di slancio e comincio a dubitare delle indicazioni di Giorgia; quanti saranno davanti ancora? Il primo di categoria so che è inarrivabile, ma magari gli altri sono lì dietro la curva. Alla fine al traguardo un francese, un americano e un altro francese, poi il sottoscritto.