C’era bisogno di inventarsi il freeride?Non è quello che facciamo da anni noi?
Andare di qua, di là, scegliere il posto, dare un’occhiata alla cartina (adesso allo Smartphone), scendere o salire a piedi alle volte, ed avere il tempo di perdersi pure, per tornare indietro.
E soprattutto fermarsi e chiedere alle persone ogni tanto, che la conoscenza di certi sentieri è solo nella testa di chi abita quei luoghi da anni, e che (per ora) nessun computer o cloud-server del piffero potrà eguagliare.
Grazie proprio all’indicazione di due contadini, arroccati a 1400 metri di quota sui versanti assolati tra il Fravort e l’Hoabonti a coltivare piccoli frutti che ho trovato un altro pezzetto di quella collana di anelli ciclabili che ho in mente.