Il triathlon è superato, roba da mammolette.
Ora va di moda il quadriathlon: nuotare , montare in bici, bucare, andare alla macchina, cercare le chiavi, aprire, tirare fuori tutto l’occorrente e riparare la gomma; ripartire indiavolato e poi correre come un pazzo inseguendo il podio.
Meno male che in bici ho trovato il mitico Fronza, che mena come un fabbro: mi staccava regolarmente in salita, ma con abili discese al limite dello stallonamento (non ho gonfiato bene la gomma dopo la sostituzione) lo ho sempre recuperato per chiudere assieme. Peccato che sarei uscito almeno 6 minuti prima di lui dall’acqua…
Di corsa però non c’è storia quest’anno; già non sono molto allenato, poi lunedì sera ho pensato bene di inciamparmi in città su quei dannati marciapiedi di pietra lucida lasciandomi al caviglia sinistra dolorante tutta la settimana.
Alla fine 82esimo finale e ottavo di categoria, neanche male pensando alle premesse.
Peccato perché il Garmin mi direbbe 2h 11′, ben 8 minuti in meno e primo di categoria.
Questa gara pazzesca fa il paio con quella volta che ho cambiato la forcella in una 12 h di resistenza, oppure con quella volta ceh ho cambiato la catena prima del via all’XC di Pergine.
CALDARO_2022