Triatlhon Olimpico internazionale di Caldaro: dopo l’esperienza dello scorso anno oggi si punta decisamente al podio: questa volta è tutto pronto a puntino.
Ho caricato la fascia cardio specifica per il nuoto.
Ho aggiornato il firmware dei pedali con sensore di potenza.
Ho caricato l’orologio per non rimanere a secco di informazioni.
Ho finalmente le scarpe da bici con l’allacciatura veloce Boa.
Eh sì, perché ormai non siamo solo atleti normali, siamo bionici.
Passino gli estenuanti allenamenti, passino le diete esagerate, ma il triathleta è famoso anche per la dotazione tecnica dei suoi strumenti.
Mentre ti aggiri per il parcheggio vedi bici strabilianti che prima d’ora hai visto solo nei saloni o sulle riviste; prolunghe, ruote alto profilo come fossimo ad una tappa del Tour, borracce dietro la sella per migliorare l’aerodinamica; il più scarso degli amatori, che qui si chiamano agegroup che fa molto più cool, ha una bici da tremila eurozzi (tranne il sottoscritto naturalmente). Corre su scarpe da 220 grammi con allacciatura elastica, anche se proprio non è un fuscello.
Servirà tutto questo bendiddio? Mah, intanto mentre il resto della compagnia va a provare il percorso (lo stesso dell’anno scorso, e poi non ho proprio voglia oggi) io mi faccio una birra beneaugurante; mi hanno messo in ultima griglia anche questa volta, nonostante la discreta prestazione dell’anno scorso, poiché non ho punti ranking.
Come a dire: non sei nessuno, pensa a menare, va’!
Così in partenza vedo andare via sconsolato la prima, seconda e pure la terza batteria dove ci sono quelli che conosco; per fortuna il Parolari, uno che di bici spiana il Pordoi, è con me; quindi gli auguro di fare una buona gara e magari di uscire dall’acqua assieme, per sfruttare la sua gambetta in bici.
Nel nuoto mi trovo anche bene; temperatura giusta, ritmo tranquillo; tutti gli allenamenti fatti quest’anno sembrano dare i frutti; riesco a gestirmi, a scavalcare persone lente, inserisco le gambe quando qualcuno da dietro comincia a farsi noiosamente sentire; l’unica cosa negativa è il tuffo dal pontile a metà percorso (uscita all’australiana si chiama) che mi viene così goffo che per vergogna mi faccio dieci metri sott’acqua per sparire dalle risate degli spettatori.
Esco e non mi accorgo di essere già in bici; si parte subito forte, in salita, per fortuna è corta e siamo ora lanciati in discesa; si tentenna, come sempre, nessuno vuole prendere l’iniziativa per paura di bruciarsi; da dietro arriva un tornado, è il Fronza, campione italiano duathlon, che di solito si attarda nel nuoto. Comincia a pestare e allora gli do una mano; recuperiamo altri due del Fersen e facciamo un bel trenino, ma non basta… c’è di nuovo fiacca fino a quando nel secondo giro non arriva il Parolari, indiavolato come non mai. Gli do dei cambi sul piano, ma in salita per stargli dietro divento viola, forse anche blu.
Zona rossa, speriamo di non aver dato fondo a tutte le energie.
La cosa divertente è che nei commenti del dopogara tutti dicono di essersi trovati in un gruppo dove nessuno tirava, ed erano loro a farsi carico della media; qualcosa non torna per la legge dei grandi numeri, che diamine.
Per fortuna è finita, e adesso si va di corsa: Con mia sorpresa le gambe tengono e parto subito a tutta; forse anche meglio dell’anno scorso trovo uno per uno amici e compari; KarlHeinz, partito in prima griglia, e persino il mitico Antonelli che sprono ad arrivare assieme sotto il traguardo.
Chiudo in 2h 11′, 5 minuti in meno dell’anno scorso, un onorevole 32esimo posto e addirittura 1° categoria M2.
Se guadagno qualcosa ancora a nuoto potrei fare un pensierino all’italiano in luglio….
Lo stile a dir poco austero altoatesino non si smentisce nel post-gara; l’anno scorso classifiche sotto la pioggia e pasta fredda, quest’anno niente premiazioni master; ci hanno chiamato nel furgone a distribuire i premi come fossimo un branco di terremotati. E allora KarlHeinz (3° posto M4) ed io la foto sul palco ce la siamo fatta lo stesso.
Classifica
176969_O66OCSIPIO