Eh, la Vedretta Rossa è bella….ma la Vallenaia ancora di più…..Già due anni fa sulla cima del Vioz l’avevo proposta, ma ci voleva un patitone dello sci come KarlHeinz come compagno di gita…Del resto aveva promesso di venirmi a prendere a casa in bici se non mi fossi tirato fuori dal letto alle 4 di mattina per passare a prenderlo; la voglia che avevo era proprio poca, mi impigrisco non poco in primavera e soprattutto, dopo aver fatto la Marmolada ieri avevo anche dovuto vangare l’orto come promesso……Alle cinque sono da lui, poi è la volta di Willy alla Zuffo e di Marco che viene da Tione a Mestriago; portiamo tutte e due le auto lungo la strada per Malga Mare; una la lasciamo al bivio per i Masi di Vallenaia, con l’altra saliamo fino alla centrale; qua il parcheggio è già pieno, ed è tutto un formicolare di scialpinisti; chi sul Vioz, chi sul Palon de la Mare, chi sul Cevedale o Zufall. In un attimo saliamo tutta la Vedretta Rossa e siamo sul pianoro soprastante; la traccia di salita poi fa un ampio giro verso sud in mezzo ai seracchi; la vista da vicino è superba, ma forse non è proprio una traccia saggia, mi sembrava ceh si salisse più nel vallone a nord; per fortuna rispetto a due anni fa c’è molta più neve e le condizioni sono super sicure; arrivati al colle sommitale ci uniamo alla carovana di gente proveniente dal rifugio Branca, e subito siamo in cima. Quasi per incanto il sole bacia le cime, mentre sotto un mare di nubi a quota 2800 le incornicia ad una ad una, permettendone un facile riconoscimento; il Brenta, la Presanella, l’Adamello, il Bernina spuntano dalle nubi. Willy e Marco scendono dalla via di salita; KarlHeinz ed io siamo decisi a fare la Vallenaia. Pronti? Via! E KarlHeinz parte dalla parte opposta al rifugio!
Dobbiamo fare una breve risalita mentre dalla cima penseranno che la quota ci da un po’ alla testa; ci affacciamo al pendio sopra la rifugio Mantova e notiamo alcune tracce, nonché un eloquente palo segnaletico: le nostre incertezze scemano e ci tuffiamo nell’ampio pendio. Dopo le prime curve l’euforia è tanta: mai visto un vallone così immenso e selvaggio, e siamo solo in due a scenderlo; mi stupisco ancora del senso di libertà che da questo sport. Il sole, la neve ottima lasciano libertà di tracciare le proprie curve dove si vuole; KarlHeinz parte come un forsennato in discesa e fatico a seguirlo con la macchina fotografica. A metà discesa entriamo nel banco di nubi che assediano le montagne; di colpo la montagna si trasforma, ed in un attimo ci sentiamo un p0′ persi; casualmente siamo sul ripido, e con un bel pezzo di neve crostosa che non permette una gran sciata; nel silenzio immenso, quasi frastornato dall’assenza di riferimenti, mi accorgo che sto sciando su una enorme slavina ricoperta da un fresco velo; meno male, almeno il grosso è già stato scaricato….
Fuori dalle nubi,verso quota 2600 si riprende a vederci bene, e la neve di colpo migliora; è molto più impaccata e quindi anche se molla vistosamente, permette di fare serpentine sul fondo papposo. In fondo il valone si chiude in una serie di prati; la neve comincia a carseggiare, vediamo un branco di camosci correre all’impazzarta al nostro arrivo. Siamo indecisi su dove uscire; seguiamo delle tracce verso sud, ma ciaccorgiamo che si incamminano su un tratturo verso Pejo; i miei sospetti vengono confermati quando raggiungiamo una Malga e parliamo con i due pastori del gregge di pecore: siamo Malga Talé ed il sentiero porta a Pejo. Facciamo dietrofront e dopo un pò di preipezie nel bosco raggiungiamo la strada per Malga Mare a 100 metri dall’auto.