Seconda edizione di una gara nata tre anni fa e poi subito interrotta dal COVID-19. LA prima edizione da Mezzolombardo a Roverè della luna e ritorno,, oggi invece all’incontrario; il prossimo anno si replica da Mezzocorona dice il mio ex collega Franco, uno degli organizzatori.
Giorgia parte per la prima frazione (la più lunga, forse era meglio invertirsi ma non ce lo hanno permesso), io l’aspetto in una Mezzolombardo afosissima; prima uno scroscio di pioggia, poi arriva il sole che scalda come non mai in questo strano maggio. Faccio due chiacchere con un oriundo marocchino del Valchiese, uno da 1h 06′ sulla mezza che aspetta il suo compagno: quando arriva e cambiano per prima subito dopo i primi della mezzamaratona capisco che sono già i vincitori. Arrivano un po’ di staffette e la prima donna cambia con un bacio al compagno che sarà dura da riprendere visto il tempo. Giorgia arriva in 48 e mi da il cambio con il sole in ottava posizione. La mia condizione non è buona, la caviglia sinistra mi fa male in seguito a una distorsione rimediata mentre camminavo in città per andare al FilmFestival (che pirla! Mi ci vuole il girello!); ciò nonostante ci provo, ma il gran caldo mi spegne subito. Via via che recupero persone trovo anche gente in evidente crisi; prima Rolando che si ferma, poi Armellini ed Ezio (gente che starebbe sotto l’1h e 20′ come se niente fosse) che corricchiano da un ristoro all’altro in cerca di qualcosa da bere. C’è un caldo infernale e quando sono lungo la fossa di Caldaro sorpasso un tipo sento un calore avvolgermi la testa; rallento, lui mi passa di nuovo e mi sprona, mentre vediamo nelle campagne un tipo accasciato e di lì a poco l’ambulanza che arriva.
Più che una gara sembra una corsa all’inferno.
Alla fine tengo duro (38’50”) e chiudiamo 4 assoluti e prima coppia mista (l’altra coppia mista verrà premiata per l’assoluta).