Patatrac!!! E la chiappa se ne va!Avevo avuto già una cattiva sensazione al gluteo e trocantere (che sportivo sarei se non sapessi il nome di ogni singolo muscolo oppure osso del mio corpo?) durante la Tovelrunning, ma non ho saputo resistere alla tentazione della Molveno Lake Running.
In Trentino abbiamo di che sbizzarrici diciamo; laghi dove poter nuotare, correre o semplicemente rilassarci; così dopo la Ledro Running, la Trenta Trentina ci vuole il giro intorno al lago di Molveno; anzi la butto là agli organizzatori: creare un circuito di gare intorno ai laghi per fidelizzare i podisti e generare turismo sano, pulito e giovane, visto come sta andando di moda la corsa. Naturalmente con una seria classifica combinata.
Dunque che fare al via di questa gara? Partire piano? Naaaaaa! Tenere il gruppo? Naaaa!! Come al solito, partire forte e poi accelerare.
In realtà al via in discesa dal centro di Molveno siamo tutti guardinghi: non ci sono grossi nomi al via pertanto al primo km in testa c’è quel missile dalle coscione tornite dell’Elektra, una simpatica ragazzona mattatrice sulle corte distanze; all’inizio del sentiero del bosco cominciano a farsi vivi un po’ i maschietti; tra di noi uno parte deciso. Il ritmo non mi sembra elevatissimo e faccio anche un proposito di riprenderlo, ma mi dicono che sia un certo Rabensteiner (non lo skyrunnner però, qui sta il Grande Inghippo; se avessi creduto di più nei miei mezzi avrei potuto tenerlo? Ai posteri l’ardua sentenza) e mi rimetto in gruppo. Il sentiero intorno al lago di Molveno è semplicemente fantastico, da fare in bici , a piedi o semplicemente di corsa come noi oggi: ombroso, con delicati saliscendi, perfetto per la corsa; dopo un paio di km ci troviamo in tre all’inseguimento del primo e meniamo con una buon ritmo; che diamine, di fatto stiamo lottando per il podio su oltre 220 partenti, mica bruscolini; non faccio in tempo a pensarci che una fitta al gluteo mi fa sbandare, tocco male il piede e volo coreograficamente a terra, perdendo il con i miei due compari. Riparto ma con meno convinzione, non tanto per la caduta quanto per il dolore alla chiappa che comincia a farsi senitre. Al giro di boa di Nembia penso a preservare il fisico per futuri traguardi, rallentando e cerando una corsa più fluida; ma come sempre succede, per correre non serve pensare, basta lasciare andare le gambe e la mente; quando invece ci si ostina a pensare a come correre, si combinano i guai. Ed ecco che improvvisamente non riesco più a trovare la postura corretta, la falcata, il ritmo; mi sembra che ogni passo mi provochi delle fitte, ma non so se sono nella mia testa o nel gluteo! Comincio così a venir risucchiato lentamente mantenendo una dignitosa sesta posizione fino al lungolago finale di Molveno, dove l’inclinazione del terreno mi fa caricare tutto sulla gamba sinistra e cominciano le fitte ; comincio inesorabilmente a trascinare la gamba ed a zoppicare, passando in mezzo ad ali di folle da cui sento qualche bisbiglio di preoccupazione. Mi passa incitandomi anche Elektra, ma gli ultimi 500 metri sono proprio interminabili, arrivo camminando e mi accascio a terra. Mi si fa incontro Elektra (che ha anche dei magnifici occhi verdi tra l’altro) dispensandomi consigli per un male simile da lei patito, lenendo in parte il mio dolore; spero solo di non aver compromesso il resto della stagione. Alla fine nono assoluto, peccato.
Gara difficile anche per Giorgia, non in perfette condizioni fisiche; ci saranno altri traguardi, si dice così no?
2016_06_25_MOLVENO_SHORT_RUNNING