Giro ad anello intorno al Brenta settentrionale; ultimi scampoli d’estate prima dei temporali estivi, con gran caldo anche in quota. L’ideale per un giro fino ai 2600 metri di Passo Grosté.
PArot in auto la mattina presto; sì lo so avrei dovuto prendere i ltreno, ma con partena alle 6:11 da Trento e arrivo alle 8:00 a Dimaro avrei vanificato la levataccia; così mi fiondo su per la val di Non in auto, tra anziani alal guida di SUV ennormi ondeggiantida una linea all’altra, gruppi di giovinastri in berline nere dai vetri oscurati ceh ancora un po’ mi buttano fuori d istrada. Sonon passati più di 25 anni dalle mie prime frequentazioni delle valli del Noce, ma alal fine nonostante tutte le strade i tempi per arrivare sono semrpe quelli.
Parcheggio al centro sportivo di Cles e mi avvio su strada fino a Mostizzolo: qui sì ci vorrebbe una bella ciclabile; anche se il traffico è poco, qualcuno è sempre in di farmi il pelo.
Mi fermo a Dimaro già nel caos alle 8 di mattina; cerco una camera d’aria; 8 euro, il prezzo del servizio di un sabato mattina. Il commesso, laconico e allampanato come pochi, non si domanda dove vado, dove vengo; sono un numero dell’estate che va a finire.
Lungo la val Meledrio trovo compagnia in un biker muscolare che si rivela essere un Baitella, lontano parente dei nostri della scuola Oltrefersina, avendo i nonni di Assizzi: che pequeno es el mundo mi viene da dire, come disse quel tale in Argentina! Arrivati a Campo Carlo Magno semba di entrare in giostra: la maggior parte dei turisti vaga agghindata in tenute improbabili, più da Porto Cervo che da una passo alpino; qualcuno ha un cane, qualcuno ha una bici elettrica, ma un classico zaino con dentro due panini neanche a pensarci, si mangia in rifugio.
Che poi questi delle ebike in fondo sono anche simpatici; si scherza un po’ quando ci si sorpassa, si danno consigli (ce ne fosse uno con la sella ad alatezza giusta, oppure che pedali con i piedi dritti!!!). Alla fine sono sempre fermi, o a cambiare la batteria oppure a cambiare l’acqua al radiatore, visto che per lo più sono pure anziani. Quando sanno che vengo da Tuenno mi fanno i complimenti; poi sapendo che vado in val di Tovel mi mettono in guardia sulla difficoltà del tracciato, dall’alto della loro esperienza di consumati biker.
Il massimo però è quando due ragazzi di 10 anni mi sorpassano in sella alle loro fiammanti ebike da bambini; non è così che volevo invecchiare!!!
IL percorso per arrivare in Grosté non è tra i più belli che si addentrano nel Brenta: strade sterrate rovinate dai fuoristrada lungo le piste, sulla testa ombre di funivie in funzione, qualche sparuto gruppo di camminatori in discesa; unica nota positiva che, seppur oggi in giornata non proprio di grazia, ho fatto lo stesso tempo fatto in gara 5 anni fa alla Dolomitica.
Al rifugio prendo cappuccino e brioches al cioccolato: la cameriera mi fa: “4 euro e 50!”. Avevo detto cioccolato, non oro!!
IL primo pezzo del sentiero verso malga Flavona in realtà l’ho trovato piuttosto ostico; non tanto per la difficoltà o l’esposizione, ma perché molto stretto e con tanti sassi appuntiti, tali da lasciarci il cambio oppure una caviglia. Opto per una condotta prudente smontando parecchio: la gita è lunga e dopo c’è da divertirsi.
Il sentiero delle Glare da Tovel è troppo Flow! Finché non lo chiuderanno alle bici! L’avevo già fatto in occasione della gara a Malga Tuena.