Del Monte Bondone, “l’Alpe di Trento”, la “Montagna in città” ne ho parlato a lungo.
Anche se da quasi vent’anni vivo fuori città ci sono sempre legato; qui ho imparato a sciare fondo, quando prendevo l’autobus e poi la corriera con i miei compagni di classe per venire a sciare alle Viote. Qui ho imparato a sciare discesa, con le mie interminabili giornate sulla Cordela prima e sul Palon poi nel tentativo di imparare da autodidatta la curva condotta. Qui le prime scialpinistiche notturne con la luna piena con il Barba, nel lontano 1992, quando nessuno ancora ci pensava. Mi ricordo che aspettai il mio complice con gli sci all’uscita della mia stradina; arrivò il ganzo di mia sorella che passava a prenderla per uscire e mi disse che ero proprio strambo ad andare a sciare di notte. Mi ricordo anche che telefonai dalla cima del Palon, sfruttando l’unico telefono a gettoni presente al bar, al mitico NikBetta incredulo.
Oggi portiamo a sciare fondo i boci; l’anno scorso a loro è piaciuto tanto, quest’anno saranno obbligati a farselo piacere visto la chiusura degli impianti per un altro mese.
Sono salito prima sul Palon per raggiungerli alle Viote in un silenzio irreale che, non fosse per certi “relitti” di alberghi e bar chiusi lungo le piste, rende magico anche una pista come la Cordela. Per scrupolo ho girato l’ARTVA in modalità ascolto mentre raggiungevo qualcuno tra i tanti scialpinisti presenti; purtroppo il mio rimaneva muto, segno che nessuno nei paraggi lo utilizzava. Purtroppo mi sa che quest’anno, ancor più delle ultime stagioni, si stanno avvicinando a questo sport persone che passano prima dal negozio che da un corso di scialpinismo serio. Capisco anche le esigenze delle aziende e dei commercianti, che intravedono così un nuovo mercato, quello dello “speedtouring” come lo chiama Dynafit o dello scialpinismo “easy” come lo intendono altri. Si vuole far passare una disciplina che prima era circondata da un alone di mistero, i cui segreti erano custoditi da arcigne Guide alpine e accessibili solo tramite un corso (il cui costo è sempre minore di un paio di scarponi o sci nuovi), in una pratica facile, da alternare allo sci alpino o alle ciaspole. Si banalizza quello che non è mai banale insomma, anche se le attrezzature leggere e performanti ne hanno nettamente migliorato la fruibilità.
In cima uno “sconosciuto” mi ha chiesto se scendevo dalle rocce rosse, perché non voleva scendere da solo. Capisco che aver compagnia sia sempre meglio che andare da soli, però se uno non è in grado di valutare una discesa perché fidarsi di uno incontrato per caso? Gli ho detto che ero di fretta per raggiungere la famiglia (e in effetti un po’ di fretta lo sono sempre anche in discesa…) ma in realtà mi è venuta un po’ meno quella solidarietà tra scialpinisti che dovrebbe esserci sempre. Sto diventando snob?
Alle Viote, dopo una bellissima discesa sul versante Ovest in un bosco immacolato, ho accompagnato i ragazzi a fare un po’ di fondo; la piana, pur nella luce lunare di una mattinata nuvolosa, è veramente stupenda: penso che pochi posti hanno panorami e silenzi simili.
La magia dello sci da fondo è proprio questa.
Sono poi salito sul Cornetto, seguendo una evidente traccia di ciaspole; mi sono fermato sotto la ripida pala finale per visibilità nulla.
Al ristorante alle Viote hanno fatto compmarsa nel plateatico esterno i funghi epr riscaldare l’aria. OMG direbbe qualcuno….