Mai nella mia lunga e sgangherata carriera sportiva avevo sofferto di crampi: crisi di fame, forature, scollamento pelli, rotture varie, sbagli di percorso, ma dovevo arrivare alla saggia età di 35 anni per soffrire di crampi come un pivello????
La domenica è splendida; il tanto paventato diluvio universale sembra ancora lontano per ora; d’accordo, sono solo le otto di mattina e la previsione di portarla a termine in 8 ore ci porterebbe al pomeriggio inoltrato con chissà quali nefaste conseguenze ma il morale è alto; nemmeno la ruota leggermente sgonfia mi preoccupa; ormai non ho tempo di cambiare tubeless e non voglio montare le altre ruote per una gara così lunga; dovesse anche calare la pressione un cambio gomme non pregiudicherebbe certo la mia classifica.
Siamo venuti ieri in mattinata, per assistere alla gara di Campionato del mondo Marathon e per vivere un pò l’atmosfera del grande evento; abbiamo girato per gli stand, ispezionato il percorso, aspettato l’arrivo delle donne e quello col brivido degli uomini (secondo me ne Sauser né Paulissen ne avevano dentro abbastanza per capire cosa fare….erano semplicemente troppo cotti!!). All’arrivo faccio due chiacchere con la Gaddoni e la Ferrari arrivate sesta e settima; mi confermano che il tracciato è proprio duro, anche loro che hanno fatto “solo” 88 km; sono proprio magroline, ma come faranno ad andare così forte? La Gaddoni usa gran parte dei particolari FRM limati al massimo, del resto peserà sì e no 50 kg a quindi anche 100 gr sono importanti…
Simoni arriva dopo un pò e scompare attorniato dai suoi; si mormora che abbia pronunciato solo due parole: “Son cot!” il che non ci lascia molte speranze per l’indomani……. fino a metà gara lo davano in sesta posizione assieme a Cattaneo, a poca distanza dal primo; probabilmente poi ha patito gli ultimi 20 km che tutti dicono infernali.
Al bar di Monguelfo la sera facciamo due conti di numeri, rapporti, borracce, ristori sì o ristori no con Roberto, Daniele e Matteo; la sera è piacevole, calma; nel locale ci sono un sacco di belle altoatesine, sembra essere un locale alla moda, con quell’arredamento moderno che non stona nel centro storico del paese; gli altoatesini hanno questa capacità invidiabile di fondere antico e moderno, di proiettarsi nel futuro senza perdere di vista le tradizioni che dovremmo imparare; in pochi giorni passare dall’abusivismo edilizio della costa calabra all’ordine e la pulizia di questi paesini fa veramente pensare di essere in un altra nazione… Qui le strade sono ordinate, ci sono cartelli che invitano i motociclisti ad andare piano e trovi tedeschi bardati di tutto punto in fila ai 60 all’ora con potenti moto che si godono il paesaggio; giù in Calabria ho ancora vivo il ricordo di un ciccione che esce dal bar in infradito, monta sulla sua R1 e (senza casco naturalmente) si spara una penna in mezzo al paese…..
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Dunque è il giorno della gara; sono nella quarta griglia, troppo lontano dalla partenza per veder qualcosa; ora è il nostro turno; lo speaker scalda gli animi…120 km sono tanti, qualche brivido mi viene giusto al via. Si parte in gruppone lungo la ciclabile, al bivio per il Lago di Braies siamo già congiunti con il gruppo partito soli 5 minuti prima in un imbottigliamento su asfalto; pazzesco, c’è già gente che spinge a piedi; pazienza, ci sarà tempo. Dopo un breve tratto su sterrato si riprende la salita per Prato Piazza; lunga ma dolce, permette di salire con andatura costante; si formano dei gruppetti omogeneni, qualcuno sale molto velocemente, evidentemente fa la gara corta. Ho il tempo di gustarmi tutte le variopinte divise del gruppo; Pizzeria Salemi, Termoidraulica Giovannini, Infissi Cicaroni….c’è tutta l’Italia che lavora in moto; VDS Team, questa la conosco, ci ho anche lavorato a Bologna. L’ultima rampa prima di Prato Piazza vede ancora il gruppone fermo, meglio fare uno scattino qua, con poco sforzo si dovrebbero guadagnare posizioni buone per la discesa. Dopo un tratto di piano parte la discesa che ricordo veloce ma anche temibile per i tanti tornanti; riesco a scendere bene, mi sento a posto e passo parecchia gente; ad un certo punto raggiungo un vitello imbizzarrito che scende fianco ad un grupppo; cerco il momento buono e via, lasciato alle spalle anche quello! Sento la gomma dietro molla, ma avendo trovato un buon treno per Dobbiaco aspetto a cambiarla; al bivio non ci penso nemmeno, scelgo il lungo; al ristoro gonfio la gomma e cambio borraccia; i ragazzi del ristoro sono proprio efficienti, non c’è che dire. Prima della salita della Croda dei Baranci raggiungo Daniele che mi dice di non essere in giornata; gli dico di proseguire assieme, con una media più bassa; mi sono accorto infatti che abbiamo una media troppo alta per ora, vorrebbe dire finrla in 6 ore, un pò poco per noi. La salita è dura, mi sembra di non stare sulla bici bene, eppure se c’è una cosa che mi ha messo sempre a mio agio è questa mountain bike; ecco che cominciano ad arrivare i crampi….crampi? Dopo 40 km? ma ti sembra possibile? Mi tocca scendere a spingere, bevo molto, per fortuna la salita è breve, si scende di nuovo, mi lascio andare un pò, ma in fondo alla salita della Croda Rossa ricomincia il calvario; mi trascino fino in cima, lentamente, non pensavo di usare il rapportino così a lungo, ma queste strade fatte per gli impianti di risalita non sono il massimo; arrivato al ristoro ingurgito tutto il possibile; ho seri propositi di ritiro, il pacco gara me lo hanno già dato… come faccio a continuare in questo modo? Ancora una volta fuori classifica? No, non posso mollare!!
Riparto pian piano lungo il sentierino che immette nella discesa, il fotografo mi immortala in un panorama mozzafiato con la peggiore faccia sofferente che mi abbia mai visto. La successiva discesa serve a farmi riprendere, arriviamo al passo Monte Croce che mi sembra di stare bene; uso il gonfia e ripara al ristoro perché la ruota è di nuovo sgonfia e riparto; la salita è piacevole, peccato che mi si stacchino di nuovo le gambe dal dolore, non capisco proprio…. ormai provo a portarmi a casa, pian piano; comincia a piovere. Non capisco come e quanto ci ho messo a fare la salita ma mi trovo sulla discesa per San Candido, trovo il trenino giusto e ce la spariamo tutta d’un fiato, comincio a riprenderemi e recupero posizioni su posizioni; ad un certo punto non so come passare un concorrente con un cartello “Non udente”.. provo a farmi vedere a sinistra e desra, ma il tipo giustamente non molla, e devo accellerare non poco per passarlo.
Di nuovo un ristoro, ci chiediamo in tanti dove siamo…San Candido, quindi manca ancora una grossa salita…. Villabassa sarebbe dall’altra parte, perché ci fanno andare da questa allora??? Sadici di altoatesini, non ne hanno mai abbastanza!!! Per fortuna la salita è in asfalto, non c’è il sole, fa fresco, si passa per alcuni masi arroccati su questo balcne vista confine: passati i crampi, capisco che sono comunque alla frutta, e vado avanti a Coca Cola e banane. C’è qualcuno che ancora pare sulle salite a tutta, per poi spegnersi pian piano; io da bradipo mi vedo passare via da un sacco di gente all’inizio, che trovo poi al ristoro in cima. Meno 20 km, dovremmo esserci no? Macché, questi tremendi altoatesini in fondo alla discesa ci mettono ancora risalite, che se pur brevi spezzano le gambe. Adesso siamo ai meno 10 km, ma di nuovo salite ed addirittura un sentierino tra il bosco che mette a dura prova l’equilibrio di tutti. Vedo che siamo tutti stanchi, ed ogni nuova asperità tutti bofonchiano qualcosa. Ultima discesa un pò impegnativa nel bosco, usciamo allo scoperto…no! Ancora salita! Ma come, sto sentendo lo speaker dell’arrivo….grrr!!! Demoni di altoatesini….. ecco che in cima alla salita parte a destra un sentierino…. meno 1 km, incredibile ci siamo, e che km, il più indiavolato dei 120, con sassi, radici e buche profonde, che porta direttamente all’agognato arrivo di Villabassa.
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