Dolomiti bike trip – Day 1

Tempo di lettura: 8 minuti

Bikepacking solo is the new sex

Parto di mattina presto da casa; pochi km e sono alla stazione del treno di Calceranica; alle 6:41 solo pendolari e una famiglia tedesca (una di quelle di una volta, con ben 5 figli di varie forme e metrature) diretta a Venezia; l’uomo si sforza di parlare italiano con il capotreno e altrettanto l’ufficiale cerca di esprimersi in un misto inglese e tedesco; sarà che sono entrato già nel clima del mio viaggio ma mi sembrano tutti ben disposti uno verso l’altro.

Compro un bel biglietto di sola andata; un bel presupposto per un bel viaggio in bici

Sono troppo impegnati a programmare la visita nella città lagunare per badare a me e alla mia attrezzatura misto bikepacking; la mia full da XC in un attimo si è trasformata in un mulo a pieno carico; non manca il mio zainetto da viaggio con i gadget ricordo.

Da full XC a bikepacking in un attimo

Sceso dal treno a Stringo affronto l’interminabile salita fino al Crucolo: noiosa e in ombra, vengo sorpassato da tante auto di montanari, quelli veri, quelli con gli scarponi e i bastoncini e i distintivi della SAT (oh, io sono socio SAT da ben 25 anni, eh!) che poi trovo al parcheggio di ponte Conseria che preparano gli zaini: li supero salutandoli. Da lì in poi finalmente pascoli e la luce del sole che inonda il cielo: vacche e puledri al pascolo, e innumerevoli baite.

Gli alpeggi di Conseria verso il Passo 5 Croci

Bikepacking solo is the new sex!

Fino a Passo 5 Croci nessun incontro

E’ ancora mattina e il Passo 5 Croci splende di luce e silenzio; è un momento bellissimo e il valicare un passo per immergersi in un altro versante (Seppur già conosciuto in tanti modi, per esempio dalla val Regana) mi mette di buonumore; qui comincia il viaggio.

Malga Val Cion

Cima d’Asta in ombra

Discesa velocissima e freschissima verso il rifugio Refavaie, dove mi faccio un bel cappuccino e strudel; comincia qui il mio personale censimento del famoso “Strudel trentino” e soprattutto la mia personale ricerca di pinoli, uvetta e cannella che dovrebbero farcirlo; anche in questo caso ingredienti non pervenuti; siamo di fronte a un arrotolato di mele banale e stucchevole, impreziosito però da una spruzzatina di panna con scaglie di cioccolato: maledetto impiattamento de lcavolo, io volevo solo un vero strudel! Ciò nonostante me lo godo al sole su una panca di legno, mentre al mio fianco un gruppo di boomer discutono animatamente sulle prodezze tecnologiche delle loro e-bike e sui km che riescono a fare con una sola carica; penso fra me e me che hanno più o meno la mia età, forse qualche anno in più e di come l’affinità anagrafica sia solcata da una profonda Rift Valley dell’approccio alla bici. Come spesso accade vedo maschi poco cresciuti parlare del mezzo e non del fine: sì, tutto bello il motore, la batteria, le sospensioni bloccabili, ecc… ma dove sei andato? Che cosa hai visto? Hai respirato l’aria? Hai sentito le aquile volare sopra la tua testa?

Bando alle ciance; scendo a CAoria dove alal COOP mi faccio imbottire due panini come si faceva anni fa; ora si riparte lungo la Valsorda verso San Martino di Castrozza, percorsa in senso inverso da Fiera di Primiero ben 16 anni fa!

La chiesa di Caoria

Sentiero non sempre pedalabile

Tratti divertenti e poco tecnici

Arrivo a Malga Tognola con un ultimo tratto di sentiero abbastanza ostico; comincio a sentire il dislivello accumulato e mi farei volentieri una birra e un super panino: purtroppo la malga è assalita da turisti di mille forme e colori; cerco di inserirmi in code sempre diverse ma non arrivo mai al traguardo; la coda per il bagno, la coda per il banco, la coda per la cassa. Disperato mi mangio il panino che mi sono fatto imbottire a Caoria seduto su uno scalino; mi si avvicina un cane cercando di portarmelo via, mentre un altro a mia insaputa mi lecca il polpaccio sudato. Proprio la presenza continua e ossessiva di cani sarà uno dei leit- motiv del viaggio: cani in ogni dove, cani dai nomi umani, più cani che bambini ormai.

Scendo lungo la strada forestale verso San Martino di Castrozza: il Primiero è proprio bello.

Sono già a buon punto del mio primo giorno diviaggio; indeciso se rimanere nella chiassosa località di montagna (dove peraltro non torvo nemmeno un posto da dormire e la vedo dura campeggiare liberamente) faccio due conti; sono le 14 e posso salire con la funivia sul Rosetta e poi scender verso Falcade; dovrei farcela prima del buio.

Mentre salgo bello rilassato verso i 3000 metri, noto che oramai a gente va in montagna in… discesa; salgono in funivia e scendono dal sentiero , con i loro passi incerti sorretti da esili bastoncini d’alluminio; quanto di più errato possa esserci, salire veloci in funivia rischiando il mal di montagna e scendere al ritmo di infinite contrazioni eccentriche dei muscoli, per poter dire poi davanti a un bombardino che fanno male le gambe! Sempre che uno non si storca una caviglia, poco avvezzo ai numerosi sassi dei nostri sentieri. Mi viene sempre in mente un simpatico ragazzo di Napoli che accompagnavamo alle cascate di Saènt in val di Sole quando facevo la guida rafting: “Bello Giulia’ il sentiero, ma ci sono troppi sassi!”.

Anche l’idea di fermarsi al rifugio Rosetta per godere di un tramonto o di un’alba in quota svanisce; troppo casino e nessun posto libero; e i rifugi odierni non accettano uno che dorma sulle panche del salone o peggio che pianti la tenda fuori dal rifugio; mi sa che mi devo sbrigare a scendere in val di GAres; il rifugista mi dice che ci voglion 4 ore; non mi ricordo quando mai in vira mia ho fato una discesa di 4 ore in bici: forse in Argentina dal passo Abra El Acay a quasi 5.000 metri??? Esiste una discesa così in Trentino? Se è così non posso perdermela assolutamente!

Proprio quando sto per partire arriva un tedesco con cui faccio amicizia e che mi accompagnerà fino a Falcade.

Si parte nell’immenso altipiano glaciale delle Pale di San Martino.

L’ambiente è bellissimo.

Il sentiero alterna tratti sconnessi a tratti artificiali e regolari; qualche risalti ma nel complesso l’andatura è veloce; mi fermo spesso per aspettare l’amico tedesco e fare due chiacchere; lui è più entusiasta di me.

Le Pale ci osservano benigne; del resto ad Aprile ho rischiato la vita proprio lassù sui Bureloni.
La discesa verso la val di Gares è interminabile
Sembra impossibile che ci sia un sentiero ciclabile fino in valle, e soprattutto che non sia vietato!
Dopo tre ore di discesa entusiasmante siamo di nuovo nella civiltà.

Dopo una birra ristoratrice siamo pronti a scendere fino a San Vito di Cadore; i due campeggi presenti in valle non hanno posto nemmeno per una piccola tendina e una bici; le Dolomiti in agosto sono sotto assalto!

Decido di seguire il mio amico lungo un altro sentiero in destra torrente, fino in valle.

Sono quasi le sette di sera; penso sia meglio mangiare una pizza e poi cercarmi un prato dove piantare la mia tendina; con l’amico entriamo nell’unica pizzaeria del paese e qui ha teatro un dialogo incredibile con il titolare.

“Buonasera, siete aperti?”

Sgomento. Terrore negli occhi.

“Ma…. volete da mangiare?”

D’improvviso penso di essere in una farmacia o in un’officina per auto e di no nessere entrato in un ristoarante.

“Sì, siamo in due, è tutto il giorno che siamo in bici e ci vorrebbe proprio una bella pizza!” faccio io onc un sorriso.

“Ah, siete due. Beh, dai vi faccio mettere lì che poi arrivano dei cleiti!”

E noi chi siamo , i figli della serva?

All’amico tedesco non riesco a tradurre il vero significato delle frasi dell’oste; quando la domanda suepra l’offerta, non sei più una persona con dei bisogni ma un numero da timbrare: dentro uno fuori un altro; tralascio poi i comportamento della moglie a prendere le ordinazioni o all’atto del pagamento che volevamo separato. La cortesia è sparita, il sorriso poi non parliamone.

Durante la cena ho tempo di cercare un altro campeggio e provvidenzialmente ne trovo uno a Falcade, poco oltre; il biker mi consiglia una strada alternativa alla statale per salire al paese; le nostre strade si separano. Arrivato al campeggio ho un rapido scambio di battute con il titolare che mi ricorda il Poiana e trovo giusto il tempo per farmi una doccia e per montare la tenda; alle 9 e mezza di sera posso pure andare a dormire. niente festa stasera: oggi ho fatto più di 90 km con oltre 3.000 metri di dislivello e domani mi aspetta un’altra giornata tosta.

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