12 ore di notte, da solo, in bici.

Tempo di lettura: 4 minuti

Chiuso in tenda cerco di riposare un paio di orette, e di concentrarmi per l’impegno che mi attende.

E’ tutto il pomeriggio che aspetto, e non vedo l’ora di partire; purtroppo la partenza è solo alle 10 di sera, ed i minuti che mi separano sembrano ore….chissà come mi sembreranno le ore poi di notte, da solo, a pedalare continuamente.

Non ho rimpianti né paura di essere qui, del resto è questo quello che voglio; misurarmi con me stesso, per tutta la notte, insieme ad altri pazzi come me. Faccio due chiacchere con gli altri come me, i solitari, quelli che pedalerannoper tutta la notte; alcuni non hanno nessuno che li accompagni, si preparano delle strane sbobbe in una cassetta lungo il percorso, altri addirittura hanno un camion al seguito, tipo i motorhome del MotoGP.
Io non sono solo, c’è Giorgia alla consolle, che sembra più eccitata di me…..


Tre, due, uno, via! Si parte; cerco di evitare accellerazioni e frenate brusche, i primi km si sa sono impegnativi per il gruppo più che altro; alla prima discesa mi scrollo di dosso un pò di persone, meglio restare da solo in certi punti….ma Cristo, che razza di percorso è mai questo?? Salite, curve ed un paio di discese abbastanza tecniche, all’inizio ci prendo gusto, e dalle foto si capisce. Al primo giro faccio eloquenti segni positivi a Giorgia, al secondo capisco che l’idea di fare 200 km era avventata; il percorso è troppo duro, non tanto per le salite quanto per il fatto che continue curve, rilanci e discese tecniche non permettono di tenere alta l’andatura; al terzo giro uno scroscio di pioggia molto forte mi smorza un po’, cerco di non farmi mettere sotto dalla paura, ma ormai ognuno è solo con la sua andatura, e si percorrono lunghi tratti solitari sotto lo sguardo compassionevole del pubblico.

Fa un caldo terribile, e non so se mi sono vestito troppo o troppo poco, ma la pioggia mi da fastidio, per fortuna dura poco.

Sono ormai quattro i giri, e sto combattendo con il reggisella che non sta su; mi fermo parecchie volte, finché capisco che il faro montato dietro impediva al fermacanotto di fare presa; bella cosa non aver provato prima il percorso, o perlomeno la bici!!! L’agitazione mi prende perché appena mi fermo vedo mille persone che mi sorpassano ed anche se si è solo alla prima ora di gara da fastidio come fosse una gara di cross country.

Vengo raggiunto da due solitari che vanno in coppia, mi attacco a loro anche se vanno un po’ di più; dopo un paio di giri capisco che posso lasciarli andare in salita e recuperarli in discesa, sto cercando di limare tutte le curve giro dopo giro, non posso permettermi di lasciare secondi, minuti, ore ad ogni curva. La curva della fontana di Carciato mi piace troppo, sia perché arrivati lì ormai le salite del giro sono finite, sia perché su asfalto ci si può riposare un attimo e pennellare le traiettorie; noto con piacere che riesco a riprendere quelli che mi sorpassano in salita ed alla fine della discesa devono faticare per annullare lo svantaggio da loro accumulato.

C’è un punto proprio in cui devo arrivare davanti; si tratta di un toboga tra due alberi, con sassi e radici che al buio non si lasciano vedere; devo cercare di accelerare nel tratto in discesa precedente su prato per arrivare davanti lì e non subire rallentamenti; il tratto successivo è un susseguirsi di buche che va affrontato a tutta velocità per uscirne vivi; per questo al punto di scollinamento quando mi sorpassano chiarisco che voglio stare davanti; qualcuno mi ammonisce, ma si sa, questa è una gara, non una scampagnata.

Alle tre di mattina sento le forze calare; chiamo al telefono Giorgia per un piatto di riso pensando di dover fare un paio di giri ancora ed invece dopo meno di dieci minuti passando davanti ai box mi grida di fermarmi che è tutto pronto; mentre mangio velocemente, scendo dalla bici, mi cambio scarpe che cominciano a farmi male e mi cambio, sono veramente fradicio e la temperatura è calata ed il sudore gelato addosso mi piace proprio poco; riparto con energia, spero di riuscire a tirare fino a mattina. Davvero provvidenziale l’aiuto di Giorgia che comunque non riesce a dormire per il rumore della musica e gli incitamenti dello speaker.

Quando sopraggiunge l’alba capisco perché sono venuto fin qui; le cime che lentamente emergono dal buio in un cielo rosso, gli uccelli che cominciano a cantare nel silenzio del bosco….ma non bastava fare una scampagnata in malga?????

Certo ma vuoi mettere pedalare in questo spettacolo? E poi comincia a fare giorno, il peggio è passato, l’umore prende quota, scambio due chiacchiere con i Vigili del Fuoco, deve essere stata dura anche per loro, dormire a turno per terra, controllare il percorso ed i concorrenti.

Man mano che arriva la luce mi domando come abbia fatto a passare di notte in mezzo a questi sassi e queste radici….
Ultimo stop per fare colazione verso le sette di mattina; oramai intravedo con piacere la fine della gara alle 10, mentre le campane della chiesa vicina chiamano a raccolta i fedeli; bevo un té caldo con tonnellate di biscotti; Giorgia è quasi più stanca di me, non ha chiuso occhio tutta la notte.

Un bacio e via, riparto e subito sento un dolore fortissimo alle ginocchia: quasi impossibile pedalare; evidentemente la sosta mi ha fatto più male che bene, passo due giri al rallentatore con continue fitte domandandomi se riuscirò ad arrivare alla fine; il pedalare scalda le articolazioni e piano piano riacquisto fiducia, ed i tempi scendono di nuovo; Giorgia mi manda un messaggio sulla posizione, ma non so quelli davanti a me dove sono e chi sono.

Oramai scambio due parole con tutti i solitari, per capire posizione (anche se avendo contato male pensavo di essere sempre due giri in meno) e sofferenza; tutti confermano che l’ultima salita su prato taglia le gambe a tutti e che il percorso per i solitari è veramente duro. Qualche volta escono imprecazioni o altro, quando si sente l’ultima ora di gara avvicinarsi è un po’ come all’ultima ora di scuola, si aspetta trepidanti la campanella.

Ultimi giri, si respira aria di smobilitazione, ne approfitto per inserire un altro giro in più, anche se ormai in salita non vado proprio come una moto; taglio il traguardo con un paio di minuti d’anticipo, il folto pubblico mi fa un applauso che mi lascia un pò stupito, mi volto e cerco subito Giorgia, che mi corre incontro e mi fa i complimenti: 37 giri per circa 180 km, 13esimo tra i solitari e 48esimo assoluto e molto soddisfatto, sopratutto perché i primi (una squadra di otto) ha fatto poi solo 51 giri.

I miei complimenti al vincitore che ha fatto ben 48 giri (ancora un pò e vinceva la classifica assoluta) e alla vincitrice che ne ha fatti 35.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.