Questo fine settimana mi sono voluto mettere alla prova in uno sport molto tecnico e fisicamente impegnativo: lo sci nordico. Dopo anni di scialpinismo in versione touring e agonistico, quest’anno, complice la poca neve che mi ha permesso di fare un’unica uscita, peraltro di gran soddisfazione, sul Gronlait, ci ho preso gusto e dopo la Marcialonga mi è rimasta la voglia di capire le mie potenzialità in altre distanze.
Inoltre le gare FISI sono proprio diverse: ti iscrive lo sci club in via telematica, ti presenti e paghi al via; niente commissioni, niente costi esagerati (40€ due gare con pranzo) e soprattutto niente gadget inutili di cui ho pieni gli armadi. Inoltre si viene chiamati in griglia secondo il numero, che viene assegnato in base ai punteggi FISI, che peraltro io non ho, quindi parto in fondo. Al via anche i controlli sulla lunghezza dei bastoncini, che nel classico non devono superare l’83% dell’altezza: roba seria insomma.
Sabato, in una splendida giornata di sole primaverile, è di scena la 30 km in tecnica classica a Passo Coe; piste nuove per me, anche se ho qualche reminiscenza della loro tecnicità e durezza di quando, da adolescente, accompagnavo mio padre. Anzi, mi ricordo pure che una volta ho fatto una mina ridicola in skating rimettendoci il pollice sinistro che, ancora oggi a distanza di 30 anni, si piega in maniera anomala.
Salendo la strada verso il passo, non posso che notare le lingue di neve che ostinatamente vengono passate e ripassate dai gatti per garantire alcune piste che, con l’occhio di oggi attento ai cambiamenti climatici, risultano quasi anacronistiche; eppure è pieno di gente, e i mostruosi parcheggi fangosi di Fondo Piccolo e Fondo Grande sono strapieni di SUV dei zitadini in cerca di divertimento. A Costa di Folgaria la pista baby è proprio un nastro bianco steso tra prati secchi, arsi dalla siccità di quest’inverno, mentre sull’altro versante il Cornetto della Vigolana riporta i segni di vecchie piste oramai secche; sotto i 2000 metri di quota lo sci sembra una scommessa ogni inverno che passa.
Le piste di Passo Coe invece sono perfette; qua si ferma l’aria che viene dalla pianura e probabilmente le poche nevicate di quest’anno hanno portato molta neve; al sole fa così caldo da non dover usare nemmeno i guanti o il berretto, nel bosco invece sembra di tornare nel pieno inverno. La pista risente di questi cambi di temperatura; nel bosco, dove ci sono rampe e discese da Coppa del Mondo, è tutto ghiacciato; nella piana al sole, dove bisognerebbe correre, è tutto mollo e gli sci non vanno nemmeno in discesa.
Non so se questo è il frutto della mia prestazione, oggi molto scialba; volevo chiudere sotto le due ore, alla rispettabile media dei 15 km/h e ce l’ho fatta, ma il distacco dai primi, anche della mia categoria è abissale! C’è tanto da investire su sci e sciolina; oggi le pelli non mi sono servite, inutili su fondo ghiacciato in salita e lente in discesa. Mettiamoci pure due cadute nelle discese tecniche (una sono addirittura finito fuori pista in mezzo agli alberi e ho faticato a rientrare) he mi hanno rallentato non poco.
Il giorno dopo cambia tutto; non solo la tecnica di gara, ma anche il meteo: nuvole, vento freddo e qualche fiocco di neve sparuto. Ci penso un po’ prima di mettermi al via, seduto in auto, mentre vedo quelli bravi che si affannano a provare due o tre sci diversi, ognuno con una sciolina diversa.
Solite piste, solito triplo giro sulla nera di Passo Coe, vedremo cosà riuscirò a limare su tempo; speriamo di chiudere in un’ora e mezza, sarebbe una buona media di 20km/h. Il primo giro, pur con qualche intoppo, scorre via bene: le temute salite in skating passano via veloci, e noto che guadagno bene in salita (di braccia riesco a spingere bene) ma perdo nei falsipiani, saranno gli sci o la tecnica della doppia pattinata? Sul finire si uniscono a noi le ragazze che corrono sulla 15 km (e che fanno la 7,5 km che è molto più facile e che taglia dei bei tratti duri) e non riesco a tenerle nel piano, hanno una tecnica veramente efficacie. Chiudo in 30′ che è il ritmo che voglio tenere, vediamo di non calare. Il secondo giro recupero un po’ di persone ma mi fanno da tappo sulle salite e infatti il tempo del giro risulta superiore; provo a dare tutto al terzo giro (cacchio, questa pista non finisce mai, soprattutto l’anello che scende a Base Tuono è durissimo, mi verrebbe voglia di tagliarlo per i 7,5 km!) e recupero un bel gruppetto, solo l’ultimo giallone mi va via sul piano dopo averlo recuperato in salita.
Chiudo poco sopra l’ora e mezzo, comunque molto meglio di ieri, anche se la classifica parla chiaro; c’è un sacco dg ente che va forte!