Era da parecchio che non facevo un salto sul Tremalzo, dai tempi del Bike Festival di Riva del Garda con Max, Matteo, Lorenzo ed il gran capo Roberto. Mi ricordo che una volta aveva organizzato un pullman intero di freerider (quando ancora non si parlava solo di discesa….) ed arrivati al Tremalzo avevamo dovuto scavarci l’uscita dalla galleria nella neve, da tanta che ne era rimasta da una primavera abbondante.
Inoltre mi era rimasta la voglia di provare il percorso della Rampiledro da me mancata quest’anno per maltempo (a casa mia, mentre qui splendeva il sole, accidenti!!!). Così mi sono fondato da Riva verso la Ponale, quasi deserta alle 8 di mattina di una giornata luminosa e tersa; ho incontrato qualche sparuto ciclista tedesco ed una ragazza di corsa.
Dopo aver sfacchinato un bel pò (non me la ricordavo così lunga…) mi sono fermato a Pré a fare un pò di spesa alla Famiglia Cooperativa, io ciclista sudato in mezzo a vecchiette che si comperavano il pane della giornata.
Mi sono fermato sulla riva del lago, incredibilmente calmo per mangiarmi una brioche, ben sapendo che di lì partiva il percorso della Rampiledro che è piuttosto duro.
Infatti la prima parte fino a Passo Nota è un susseguirsi di salite dure su asfalto o misto selciato (“el salesà”) e di pezzi che fanno respirare, tutto nel bosco, con poco panorama. qui ho incontrato due simpatici ragazzi di Parma con cui poi condividerò la discesa.
Dopo un pezzo di falsopiano molto panoramico ricominciano i tornanti ed il fondo diventa tipico delle carrarecce austroungariche, scavate a mazza nella roccia; curve e controcurve si susseguono, occorre solo far attenzione ai primi discesisti che si lanciano nel vuoto ed a qualche comitiva di turisti catapultati in cima al Tremalzo da qualche agenzia viaggi in pantaloncini da trekking, scarpe da barca ed improbabili mountain bike rigide. faccio la salita con un ragazzo di Brescia, esperto meccanico con cui condividiamo un pò di sarcasmo sull’eccessivo tecnicismo della mountain bike attuale, della continua rincorsa alla leggerezza, alle soluzioni tecniche esagerate, frutto più di scelte di marketing che di scelte tecniche.
In cima, dopo un thé caldo ristoratore per il troppo freddo, saluto il ragazzo di Brescia e mi accodo ai due parmensi ,coi quali scende anche un ragazzo di Milano con una vigorosa full doppia piastra all’anteriore; non c’è che dire; per essere partito da solo ho trovato un sacco di compagni.