E’ arrivato alla fine il Natale. Presi dalle mille incombenze e dal bombardamento mediatico dovuto all’emergenza COVID-19 non ci siamo accorti di nulla.
Del resto una festa dedicata alla famiglia dove non ci si può incontrare, e anche quando sia possibile, non ci si può nemmeno abbracciare, che senso ha? La prima ondata ci aveva colto di sorpresa e, in un certo senso, era stata un esperimento, un a prova per tutti ma che lasciava aperta una speranza. Adesso, dopo l’ennesimo DPCM che ci stordisce, con le ordinanze dei governatori di regione e provincie che fanno a gara per aprire qualche spiraglio in più o per dimostrare di essere più duri del governo centrale, chi ci capisce più qualcosa?
Giallo, rosso, arancione, si può uscire o no? Su può passeggiare, ma solo per un’ora; e se esco in bici posso sconfinare nel comune. Tutti tentativi per regolamentare la vita odierna che è troppo articolata e complessa per essere disciplinata in un decalogo scritto la sera per il giorno dopo.
Nel dubbio, ho rimontato il vecchio tavolo da ping pong nel garage per giocare coi ragazzi.