La “Busa” rappresenta per il Trentino ciò che la California è per gli States; la propaggine a sud ovest, verso il caldo, verso il sole. La quota più bassa del Trentino, che lascia le austere regole austroungariche per darsi un’aria più sbarazzina e modaiola.
Solo per le vie di Riva o di Arco puoi vedere gente a torso nudo pedalare su improponibili biciclette cruiser; ragazze che tengono in mano, invece che il telefonino con la borsetta infilata nel gomito a V, manubri larghi 70 cm su forcelle da 140 mm di escursione. Qui nei locali non si parla dialetto, ma l’immancabile accento della Busa condito a frasi in tedesco, inglese.
Riva val bene un messa; una messa laica; una funzione nel paradiso della Mountain Bike: il Bike Festival. In quale altro posto nel mondo trovi una fiera specializzata, completamente gratis, dove provare i prodotti gratuitamente, dove comprare materiale, dove chiedere la taratura di una forcella, il processo produttivo di una sella? Dove ci sono giochi a premi ovunque (ho vinto un paio di occhiali UVEX facendo girare una ruota stile Mike Buongiorno) e gare spettacolo di ogni tipo? Il tutto nell’ostracismo dei rivani che si lamentano del traffico e delle bici sui marciapiedi. Vivono 300 giorni all’anno con colonne di auto ferme sotto le finestre ma a dare fastidio sono due ciccioni tedeschi in bici contromano!!!
Terra sotto i nostri tasselli ne è passata parecchio, dai tempi del 2000 perlomeno, ma i sentieri sono e sempre lì ad aspettarti: in barba ai tuoi 140 mm di escursione, al tuo manubrio extra large; alla fine sulle placche inclinate del Brione devi mollarla sempre allo stesso modo, come quella volta con Alison Sydor sotto una pioggia battente.
Dopo l’abbuffata di 29 pollici del 2012, quest’anno c’è stata l’abbuffata delle e-bike; uno su due pedala ormai una bici a pedalata assistita, e difficile dargli torto: chi tornerebbe a spingere sui pedali di una bici cosiddetta muscolare, quando con queste ti basta far girare le gambe come una cyclette?
Ne ho provata una a caso, tanto la ricetta è sempre quella: doppia sospensione da 140mm, freni a disco, 11 o 12 velocità dietro e ben quattro modalità: Eco, Touring, Sport e Turbo. Per quest’ultima dovrebbe essere obbligatoria secondo me una patente ed il casco; troppa la spinta dei 250W del motore. Nel traffico puoi persino dare la biada alle auto ai semafori e passarle in rotatoria agilmente. Sono salito rapidamente sul Brione in mezzo a ciclisti che mi parevano vecchi da tanto che erano lenti al confronto; addirittura sui tornanti in salita su sterrato devi smettere di pedalare altrimenti non riesci a tenere in strada la bike; memore dei trascorsi sulle moto da enduro muovi il polso destro come per far sgommare il retrotreno! Il gioco è rimanere sempre intorno ai 25 km/h per avere sempre spinta e si passa oltre come se si fosse su una moto; è proprio un altro sport, non c’è paragone; mentre si sale si ha tempo di cercare qualche parata di lato come si faceva con le moto da enduro per ingannare la noia della salita.
Sì perché la salita con queste e-bike è noiosa.
Quel piacere lento che ti si insinua in corpo dovuto alla fatica, alla gioia di arrivare coi tuoi mezzi in cima svanisce; questo è solo un trasferimento; arrivato in cima non c’è gioia, non c’è quell’attimo di rilassatezza dovuto alla stanchezza giustamente meritata. A desso devi spegnere il motore e buttarti giù in discesa, che tanto ti sei portato su gomme da 2,5′ e sospensioni da 140 mm senza fatica. Perché spegnere il motore? Te ne accorgi al primo momento di incertezza, perché, soprattutto in modalità turbo, al primo colpo di pedale la ruota spinge e se non sei pronto puoi attaccarti ai freni quanto vuoi ma la bici spinge e ti catapulta di sotto. Il che provocherà naturalmente un aumento di frequentazione di bikers inesperti o inadatti in posti dove prima ci arrivavano solo quelli con le proprie gambe; un po’ come il freerider rispetto allo scialpinismo; nessun giudizio per carità, pero’ la storia è sempre quella; se una cosa te la devi guadagnare con fatica ne apprezzi di più il gusto e impari a valorizzarla. Così è tutto troppo facile! Fare un giro in MTB sarà come andare a prendere un gelato al lago in auto; basta che ci sia parcheggio.
Dove sta allora il piacere di un mezzo come questo? Non è una bici, non è una moto. Quale la sua funzione?
Io spero che, passata questa orgia di prestazioni, la gente si convinca a utilizzare queste bici nei trasferimenti quotidiani, dimenticando le auto; il commuting, per dirla con il solito inglesismo, potrebbe essere veramente il fine di queste bici; perché prendere le auto per fare 10 o 20 km per andare in ufficio? Anche i sobborghi in collina sarebbero perfettamente raggiungibili, contribuendo a rendere più pulite e silenziose le nostre città, e più in forma e di buonumore i pendolari.
Io le biciclette le preferisco ancora così: pulite, leggere, scattanti.