La cosa che più fa rabbia è che questi erano forti comunque.
Armstrong, Landis, e le decine di comparse erano veramente dotati, anche senza prendere droghe. Armstrong a sedici anni duellava con i più forti triatleti americani (permettendosi il lusso di farsi rincorrere da un certo Mark Allen), Landis aveva dei parametri di consumo di O2 superiori persino a quelli di Lance, eppure di fronte alla fatidica domanda: “Pillola rossa o pillola blu?” non si sono tirati indietro.
Sono stati costretti dalle circostanze, lo hanno dovuto fare per restare al passo (come molti di loro hanno sempre recitato) oppure la loro è stata una scelta deliberata, consenziente? Insomma è colpa delle cattive compagnie? Dei genitori? Della scuola?
Lance esce veramente distrutto da questo libro; l’unica cosa intatta è il suo smisurato ego, che avevo già “ammirato“al tempo del libro “It’s not about the bike. My Jorney back to life”; lo avevo letto avidamente in un solo giorno durante un piovoso giorno di ferie in Norvegia, durante proprio un viaggio in bici. Gli altri sono tutti comparse, più o meno consenzienti o minacciate da Armstrong e dal suo entourage.
Da leggere per capire come siamo stati presi per il naso in quegli anni; e non è detto che sia finita.