Ci sono sempre nuove strade e nuovi sentieri da esplorare e la mountain bike è il miglior mezzo per farlo.
Strade asfaltate, antiche mulattiere (“via del Salesà loch” recita sul cartello stradale in partenza da Brazzaniga, frazione di Pergine) sentieri pedalabili e non, strade forestali larghissime in cui scrutare il bosco per lamponi o funghi.
Questo è il motivo per cui mi piace la mountain bike.
Mi preparo alla partenza da Pergine con il vecchio amico Zampa Rob, uno che mi sverniciava già dei tempi del liceo, figuriamoci ora che lui si concentra sulla bici e io sulla triplice: quasi 6000 km contro meno di 3000 on bike sancisce Strava, cosa posso fare oggi se non cercare di intrattenerlo e farlo parlare?
La prima salita è il famigerato muro di Brazzaniga, una antica mulattiera utile per tagliare la provinciale e il suo traffico (qui il segmento di Strava)e dove ci si può sbizzarrire a “impensierire” i forti biker locali. Per fortuna poi si prosegue con calma su asfalto fino alle frazioni di Piné, Faida e Miola, e poi ci si immerge nel bosco al cospetto del Dosso di Costalta. Chiacchierando il vecchio Rob trova nel nulla (per me, visto il mio scarso fiuto per i funghi) due brise che impreziosiranno la mia cena e in un paio d’ore siamo al Passo Redebus dove ci aspettano due cappuccini e due fette di torta che da sole valgono la gita. Qui si incrociano fungaroli più o meno soddisfatti e ciclisti da strada in cerca degli ultimi kom stagionali sulle ripide rampe del passo.
Poi comincia il divertimento; sentiero e strada fino a Malga Stramaiolo e poi tentiamo il sentiero fino al Passo Polpen; a vederlo ripido e boscoso sembra strano ci sia un sentiero pedalabile, ma il solito Bonny in questo articolo mi aveva messo la pulce nell’orecchio. Invece si rivela un bellissimo sentiero da cross country ceh mette alla prova i nostri quadricipiti dopo oltre 15oo metri in salita; alcuni punti non riusciamo proprio a pedalarli, ma arriviamo in cima soddisfatti. La discesa non è per noi al 100% sulle ruote, poi una comodissima forestale ci riporta tra i masi di Palù.
Qua le nostra strade si dividono, il buon Rob rientra tra i masi di Mala e io mi fiondo lungo l’eterna ciclabile della val dei Mocheni con un’ultima sosta al museo del paracarro a Canezza.