“Una volta si sciava così! Non c’era pista e fuoripista, c’era solo la neve!”
E tanta neve.
Bastano 10 centimetri per essere felici (come dice sempre mia moglie, sarà un caso???) perché la neve naturale non ha rivali: crea uno strato morbido e filante che permette di scivolare nei boschetti del Lavaman silenziosamente.
Con Enrico un po’ di fuoripista sul Lavaman
Qui in bondone non si sta male: le piste sono poche e corte, in compenso le seggiovie sono lunghe come l’anno della carestia e non ci si stufa: una volta che rifai la pista è passato tanto tempo che sono cambiate le condizioni e ti sembra un’altra! Ho provato a misurare le risalite: si va dai 7 km/h della doppia di Vaneze, ai mirabolanti 14 km/h del nuovo impianto del Montesel; non parliamo del Palon, che arranca bene partendo forte (diciamo sui 10 km/h) per poi spegnersi verso la cima, quando il solito vento spegne le sue velleità. Però diciamo che in 4 ore di sciata (in realtà poco meno di un’ora sugli sci, il resto risalite e pausa caffé) si riesce a fare 4.000 metri di dislivello, al ritmo dei ragazzi naturalmente.
In questi giorni ho incontrato gente di Praga, Perugia, Roma e Trento; tutti felici e contenti, tranne il solito trentino lamentone che naturalmente ha la propria ricetta sullo sviluppo turistico della montagna di Trento.
E nella terra dei 60 milioni di allenatori della nazionale chi sono io per non dire la mia?
Lo sviluppo del Bondone
Ho già parlato del Bondone e delle innumerevoli possibilità nel mio blog; io stesso da anni lo percorro in lungo e largo, a piedi, con gli sci, in bici e noto che i trentini che si ergono a professori non conoscono che le piste del Bondone, ergendosi a strateghi del marketing territoriale. Secondo me la montagna di Trento è proprio la montagna della città, ovvero quel bosco dove abbandonare lo stress e la frenesia della vita cittadina (e Trento orami sembra più caotica di Milano) per tuffarsi nel bosco, respirare i profumi a primavera, ascoltare i passi sulle foglie in autunno, il cric! croc! della neve naturale. Ridurre il tutto al solo sci da discesa, con i cambiamenti climatici in atto e da ignoranti. Nel senso che si ignorano le possibilità rigenerative delle passeggiate, quelle sfidanti delle ascese o discese in bicicletta o eccitanti dell’alpinismo sulle Tre Cime. Quest’anno poi hanno rifatto il sentiero dei mughi con dei tornanti così ampi che farlo in bicicletta sarà uno scherzo, non come anni fa nel 2012 lo feci con un po’ di spalleggio (lo vieteranno naturalmente i puri della SAT, anche se non è nel catalogo); infatti in questi giorni di magra ci sono quasi più scialpinisti che sciatori.
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