Si dice che per fare un atleta ci vogliano gambe, per fare un campione invece ci voglia la testa.
Dopo una lunghissima trasferta in terra brianzola, partita con sveglia alle 5 di mattina per partecipare alla gara, riesco comunque a provare almeno il percorso di bici e ad arrivare in zona cambio all’ultimo minuto. Dopo aver piazzato tutto me ne torno all’auto sereno, pensando di avere ancora tempo per gli ultimi aggiustamenti: cambio maglietta (fa troppo caldo a marzo!), un goccio d’acqua, un bisognino all”ultimo minuto. Mi avvio alla partenza di corsa e cosa scopro? Che oltre a far partire gli junior (i boci, che si sa sono fortissimi di corsa ma non vanno proprio in mountain bike, a meno che non vengano dalle giovanili), un minuto dopo partono tutti gli altri, assoluti e age-group compresi. I primi me li vedo sfilare davanti attonito.
Così mi metto a correre in senso contrario alla gara, sul marciapiede incrociando lo sguardo del Zambo e degli altri compagni di squadra che mi guardano come un alieno, fino a trovare il giudice FITRI di partenza a cui chiedo, imploro, di farmi la spunta e farmi partire. Il tipo nicchia un po’, poi, impietosito dalle mie lamentele, mi fa partire.
In due minuti recupero le bici scopa che mi fanno passare volentieri (“Ah, sei riuscito a partire alla fine?” mi chiede il tipo) e poi via fino al cambio corsa-mtb che faccio con il Zambo. In bici parto come un forsennato, ma il fondo del gruppo genera intoppi ovunque: nel primo sentiero un po’ scosceso (niente di difficile) siamo tutti fermi e ci tocca tagliare per il bosco. Non parliamo poi di altri punti un po’ ripidi, dove smontano in tanti e i sorpassi non sono proprio agevoli. Mettiamoci poi una piccola scivolata causata dall’irruenza, e un cambio mtb-corsa fatto male perché mi dimentico il casco e devo tornare in dietro e il ritardo non diminuisce.
L’ultimo km di corsa è una calvario, con la netta sensazione di avere il podio a portata di mano: infatti chiudo 52esimo e 4° di categoria, a soli 9 secondi dal podio!