E’ tempo di avventura, è tempo di provare il bikepacking che fa molto cool, anche se non ho la barba da hipster e nemmeno un tautaggio da sfoggiare!
[se nonvi siete rotti gli zebedei con tutti questi neologismi potete continuare a leggere e godervi virtualmetne il viaggio]
Il tempo di racimolare le mitiche borse della Lidl, testate solo da mio fratello in avventure gravel, e poi via. L’obbiettivo è fare la Via degli Dei, e forse al ritorno la Via Vandelli, incerto sul percorso, sulle distanze; forse solo il meteo non lascia dubbi: sarà caldo, gran caldo; ormai ottobre ha sostituito settembre, fra un po’ se continua così non ci sarà più l’inverno.
Il bar di Brento è il classico ristorante da manovali; pullula di uomini impolverati con lo stuzzicadenti tra le labbra e lo sguardo svelto; non hanno tempo nemmeno di farmi un panino perché c’è troppa gente seduta ai tavoli; c’è un gruppo di elettrobiker in sosta, alla disperata ricerca di una presa di corrente: effettivamente se fai una 40ina di km col turbo lo credo che poi non ti rimane nulla. La ragazza del bar non sa come destreggiarsi tra questi affamati più di energia che di tigelle.
Saluto educatamente, ma evidentemente mi son versato addosso della vernice invisisbile, perché nessuno mi considera minimamente; la frattura tra biker elettrici e non è difficilmente sanabile, vige sempre il sospetto reciproco di non essere della stessa tribù, anche se spingiamo lo stesso mezzo a pedali,
Arrivato in cima decido di scendere a Barberino dal passo della Futa lungo l’asfalto; è pomeriggio inoltrato e non c’è traffico e la discesa è proprio divertente; passo dalle stesse strade dei Campionati Italiani di Triathlon fino a Ponte a Sieve, dove trovo l’unica stanza disponibile; i prezzi sono un po’ cari, e i servizi non sono proprio a livello nordeuropeo, ma io sono un viandante moderno e mi adeguo.
A cena trovo una trattoria modesta dove peraltro i prezzi non sono proprio a prova di viandante; la trattoria si riempie di comitive di camminatori che raccontano di epiche vesciche, storte evitate e fatiche immani; mi sento un po’ fuori luogo per via del mio incedere veloce e morbido sulla mia full da XC, però ascolto divertito i loro racconti esagerati; un gruppo di ragazzi addirittura fa campeggio libero, audaci!
Alla fine l’allestimento della mia bike risulta molto efficacie; le borse sono robuste, si muovono poco, anche se quella anteriore è fatta per il manubrio da strada e interferisce un po’ con i cavi dei freni, del cambio e delle sospensioni. Non sono nemmeno affaticato anche se ho anche lo zaino, e in ogni scomparto c’è tutto; persino il vermicello fissato sulla ruota davanti non si muove e la stessa sta bella gonfia, sembra una giornata incredibilmente fortunata. Forse un po’ di difficoltà nel non poter fare il fuori-sella a causa della borsa posteriore, ma questo lo scoprirò domani.
Ecco un po’ di dati della prima tappa: bona la media nonostante le tante soste.
La mattina dopo mi sveglio presto e alle 8 sono già in viaggio; purtroppo il primo tratto finisce di fronte a una cancellata privata; arriva un signore su un’APE Piaggio che gentilmente mi dice di fare il giro da sotto, che si è stufato dei tanti viandanti che soggiornavano (e lordavano!) all’interno del suo podere. Dopo un breve tratto di asfalto si torna nel bosco, con alcuni tratti veramente tecnici.
Per salire al monastero di Senario faccio il giro da sotto, evitando un altro tratto di sentiero molto impegnativo, avendo incontrato due ragazze (ancora ragazze in cammino!) che mi consigliano di desistere; ci torno su dall’altra strada e incontro alcuni e-bikers intenti a impostare la pressione delle sospensioni: da qui partono alcuni itinerari di enduro verso valle.
Firenze è invasa da turisti come fosse ferragosto; praticamente impossibile girare per il centro in bicicletta; per fortuna anche qui come a Bologna ci sono ciclabili ampie e ben segnalate e in un baleno son oin Piazza della Signoria.
DA Firenze mi dirigo verso Prato e poi Pistoia, dove non sono mai stato; usando OsmAnd mi fa fare un giro lungo stradine poderali, tra immensi vivai (scoprirò dopo che è la città che esporta di più alberi al mondo), canal idi irrigazione e piccoli borghi; un po’ monotono ma assolutamente nel silenzio e senza traffico alcuno.
Trovo un affitta camere sulla strada modenese verso l’Abetone; prezzi non proprio popolari, ma il
titolare mi fa capire che e spese sono elevate anche per loro.