Dodici ore di notte, da solo.
Così avevo intitolato uno dei miei primi articoli del 2007 riguarda a questa gara.
Allora in realtà mi aveva accompagnato Giorgia (come sempre) e devo dire che si sottovaluta spesso l’apporto dei compagni o delle compagne.
Avere qualcuno ad ogni giro che ti passa una borraccia, un panino, che va a vederti la classifica, che ti incita è un aiuto fondamentale; invece io questa volta ero da solo, le mie due ragazze erano a casa a combattere una contro l’altra e contro le famigerate coliche che non fanno dormire la piccola Bianca Maria.
Poco male in fondo; mountain bike endurance la chiamano, e così sia!
Alla partenza sono con Ivano, un amico conosciuto ad un raduno del Naturaid, la creatura di Maurizio Doro; siamo entrambi solitari e ci attrezziamo un campo lungo il percorso; io pianto anche la tenda, casomai piova o mi passi la voglia di pedalare; per fortuna lui ha un tavolino su cui mettere le borracce piene di bombe; tutta roba che riporterò a casa vista l’impossibilità di bere sempre la stessa sbobba…
Ci squadriamo in partenza; a parte i primi due extraterrestri Pellegrini (non contento della bici da 29″ ha montanto delle gomme da 1 pollice!!!) e Zambelli gli altri sarebbero anche alla portata, proveremo a fare gara di testa senza strafare.
Al via come al solito partono tutti come fosse un cross country; è importante non perdere contatti con i riferimenti perché un giro si accumula subito;per questo forzo un poco per andare a prendere i miei obbiettivi; raggiungo prima l’atleta del Comano (che due anni fa alla 24h della Val Rendena vinse, mentre noi fummo terzi) e subito si accoda anche Bertamini che ha fatto terzo alla 9h di Bondo con cui avevo fatto due chiacchere; al primo passaggio (11′ mi sembra tropo veloce…) faccio un pò di comunella con loro; siamo terzo, quarto e quinto e possiam oprocedere in questo modo. Do un paio di cambi al Paolo che mi sembra vere una buona gamba, Luca invece sornione dietro sta a ruota e non molla; dopo un paio d’ore che andiamo appaiati si vede comunque che Paolo ha una marcia in più; passa sul single track con una scioltezza incredibile e soprattutto, accellera in maniera evidente appena la strada spiana scaricando pignoni su pignoni; io più cautamente scendo rilassato risparmiando energia, cercando di limare tutte le curve; devo dire che con un pò di mestiere alla chiusura del giro siamo di nuovo compatti.
Per un periodo lo speaker annuncia che siamo secondi, forse qualcuno dei due si è fermato un attimo, ma poco dopo le posizioni riprendono.
Dopo la terza ora comincia a nmuoversi qualcosa nel mio stomaco; ho cercato di mangiare frutta secca ed un panino, ma forse ho preso freddo? Decido di fermarmi e mangiare ancora qualcosa; riparto ma i miei compari sono ormai lontani; purtroppo la sosta non mi ha fatto bene, sento le gambe inchiodate e poco dopo passano i due con cui faccio un paio di giri ancora.
“E’ un peccato – dice Luca- che ti sia fermato visto che giri come noi due!” Certo, ma evidentemente il mio fisico ha detto stop, e non ci posso fare nulla. Adesso è il canbio che fa le bizze ed ho ancora fame; ho già dato due ginocchiate sul manubrio per un salto di catena e siamo appena alla quarta ora, di continuare così non se ne parla. Mi fermo e consegno la bici all’assistenza em i faccio un piatto di pasta in bianco, bella calda, con un filo d’olio per digerire… va giù che è un piacere!
Riaprto più convinto, mi fermo al mio campo e cambio dieta; panino con il burro per dopo, uvetta (l’ultima albicocca l’ho vomitata prima di fermarmi…. bleah!) e cocacola per tenermi sveglio.
Mi riaggancio i due che ormai sono tre giri avanti; faccio ancora tanto con loro; arrivano i chiarori dell’alba che nemmeno me ne accorgo.
“Arriva il giorno!” grido ai miei due compari; ad un certo punto mi sembra che rallentino, quasi quasi mi sentirei di provare ad allungareper recuperare un giro, sono ormai settimo… che fare? In quel momento arriva come un treno il quarto classificato e ci supera; Paolo temendo il sorpasso si lancia all’inseguimento e Luca con lui; li tengo un paio di giri e poi il ritmo diventa troppo alto per me, li mollo e procedo con il mio passo.
Qui diventa vera Mountain Bike Endurance; procedere con il proprio passo libera la mente lascia assaporare ogni profumo, ogni rumore del bosco; prima viaggiando in tre era comme una gara continua, un cross country da 12 ore, stressante dal punto di vista mentale.
Pian piano arrivano le sette e poi le otto e vedo il traguardo; gli ultimi giri sono faticosi; il cambio ha ripreso a malfunzionare e mi tocca fare alcune salite con la piccola; salvo la gamba ma l’andatura cala ed infatti all’arrivo incrocio sempre gli stessi concorrenti in direzione contraria; ormai siamo livellati sullo stesso tempo; vedo la Menapace, ampiamente in testa alla classifica donne, che incrocio sempre nello stesso punto, poi vedo la sua bici ferma, probabilmente il margine è tale che può fermarsi a riposare; la seconda donna è comunque lì che pedala ancora, la sorpasso all’ultimo giro, sempre seguita dal compagno che la incita e la sostiene… che sia anche questo DOPING EMOTIVO come l’IPOD???
La mia è solo invidia per essere da solo a far tutto…. spero per la 24h di avere supporto, alla prossima!!